martedì 20 dicembre 2011

Buon Natale e buon Anno




Cari lettori vicini e lontani, allegria!
Il blog che ha vinto il premio come miglior blog  dell’anno 2011, nella categoria:”Quelli che si chiamano MaiMaturo” chiude, temporaneamente.
Ho il vizio di dedicare gli ultimi giorni dell’anno (e oltre)  agli affetti e al mio restauro conservativo. Niente connessioni elettroniche, solo rapporti umani tangibili,
libri e ozio.

Fino a dopo l’Epifania non ci saranno nuovi post.

Ne approfitto per ringraziarvi della compagnia che mi avete fatto in questi mesi e vi faccio tantissimi auguri di buone Feste, di vero cuore.
Alla prossima!

Ultima precisazione dell'ultima ora:
Milioni e milioni di affezionati lettori mi hanno telefonato, scritto, citofonato che vorrebbero contraccambiare gli auguri, commentando questo post. Il mio istintivo galateo mi farebbe sentire in dovere di contra-contraccambiare. E non sono sicuro di poterlo fare con puntualità. 
Ecco spiegato il perchè del blocco ai comments.

venerdì 16 dicembre 2011

Profailer

- Dove stiamo andando, John?
- Nel parco. Hanno trovato un cadavere, forse morto. Presenta evidenti segni di violenza. Gli mancano sia gli occhi che il naso.

giovedì 15 dicembre 2011

Sensibile

In due post precedenti racconto del viaggio della memoria fatto nel mio quartiere natio (qui e qui). E ho scritto del negozio di frutta e verdura trasformato in farmacia. 
'Sto fatto mi ha colpito: l'ho letto come un segno dei tempi. Voglio dire, le malattie sono sempre quelle, bene o male, e gli acciacchi esistevano anche tempo fa. Non è che, tutto d’un botto, soffriamo più di prima.

lunedì 12 dicembre 2011

A Mario

Stanotte ho fatto un sogno invero strano, ohibò (dopo l'invero, bisogna sempre usare ohibò - MM non divagare!).

domenica 11 dicembre 2011

La settima repubblica

La Donna Camèl, cara amica di penna, ha organizzato un secondo EDS (qui i dettagli). Le regole sono:
  1. usare le parole: ASSENZA - DANNO - GINOCCHIO - PIETRA - SPIRITO - TRONCO;
  2. NON usare la parola: CHE.
Potevo ignorare questo richiamo? Sì, però non l'ho fatto.
Ecco il mio contributo.
Ah, un'ultima cosa: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".

* * *

La settima repubblica

domenica 4 dicembre 2011

Sempre allegri bisogna stare

Di seguito alcune indiscrezioni, avute direttamente dal mio alter-ego MM, sulla nuova manovra finanziaria:

venerdì 2 dicembre 2011

Libera nos

Non tratto di politica. Lascio l'argomento ad altri siti, ben più titolati.
Segnalo però una fattaccio, tutto lombardo.

mercoledì 30 novembre 2011

Non è la stessa cosa - 2

Coraggio, è l'ultima puntata.
Dove ero arrivato con il racconto? Ah sì, ero sotto al portico, all'altezza della farmacia ...

lunedì 28 novembre 2011

Non è la stessa cosa - 1

Finalmente il sole, dopo giornate di nebbia e freddo.
Non voglio ritornare subito a casa. Dopo otto ore al chiuso, ho bisogno di un po’ d’aria e di luce. Così incomincio a camminare, senza una meta precisa; una ventina di minuti e mi ritrovo nel quartiere dove sono cresciuto: una zona centrale, di case vecchie.


venerdì 25 novembre 2011

Il fato turchino

Ancora nebbia. Nebbia e freddo. Nebbia, freddo e smog.
Fino a qualche anno fa, tutto questo biancore aveva il suo fascino ma adesso, nella val Padana, la nebbia è un aerosol di smog e polveri.

mercoledì 23 novembre 2011

Pelo sullo stomaco

Ho ritrovato una fotografia in cui sono immortalato con il mio gruppo di amici del liceo - secolo scorso, fine anni '70. Una ventina di baldi giovani, tutti belli e pieni di capelli, accidenti all'età.
Sul retro della foto ci sono i nomi: Oloferne, Olimpia, Torquato, Assurbanipal ... ah già, quasi dimenticavo di dirvelo, questi sono nomi di fantasia; devo mascherare le vere identità.
Tutti con il loro nome, dicevo, tranne uno.
Alto, magrissimo, capelli lunghi, vestito in jeans e maglietta nera degli Iron Maiden. Non mi risulta che avesse un nome; lo chiamavamo
Veleno, per la sua abilità nel mangiare qualunque cosa, senza  risentirne. Una capacità rara, la sua: una miscela di incoscienza e coraggio aiutata da uno stomaco di ferro.
Ovvio, non si esibiva gratis e, come ogni vero artista, si faceva pagare.
Aveva pure il suo tariffario: cinquecento lire per ingoiare uno scarafaggio, duemila per mangiare un ragno medio-grosso, mille se il ragno non era peloso.

Dopo ogni performace, per festeggiare o forse per pulirsi la bocca, investiva i soldi appena guadagnati in birra e gassosa.

lunedì 21 novembre 2011

Sette metri in trenta minuti

Ogni benedetta sera c'è il rito della messa a riposo del figlio.
“Figlio, è ora” 
“No, ancora cinque minuti”
“Vai che sono già le dieci e mezzo”
“Posso andare a letto alle dieci e trentatré?”. L’orario, proposto in alternativa, varia in base al mio tono di voce; al pacato rilancia di dieci-quindici minuti, al perentorio di tre-cinque.
“Adesso fila a letto!”

“Vado, vado. Che palle!”
E qui si inserisce il "fattore zaino".

Caso uno: zaino non pronto. “Lo sai che devi prepararlo subito dopo cena. Fila a farlo che se vengo, ti ribalto”. Il ragazzo parte e guadagna altri cinque minuti di veglia.
Caso due: zaino pronto. Il ragazzo guadagna comunque cinque minuti, tergiversando, ma  almeno non mi altero.
"Ci siamo quasi" penso. 

“Mi accompagni?”, chiede.
“Andiamo dai!”
Arriviamo nella stanza: indossa, con calma, il pigiama e si mette a letto. “Strano”, penso. Infatti: “Non mi sono lavato i denti!” esclama, rammaricato per la dimenticanza. La mia parte zen assume il comando: ”Vai, caro(gna), a lavarti i denti”. “Prima che te li butti giù io!” - questa è la mia parte dark, che non ha diritto di parola.
Dopo un po’ torna e si corica.
“Ciao bello, buonanotte”

Due giri nel letto e “Non ho salutato la mamma... ”
La mia pressione ormai è fuori scala, lo zen sta per essere preso a morsi dal dark. Nonostante tutto riesco a pronunciare un serafico “Vai a salutarla”. Si rialza, va in soggiorno e saluta la mamma. Si erano già abbracciati venti minuti prima, nella parte iniziale del gioco, ma tant’è.
Torna in stanza e si sdraia; però a terra, sul tappeto. Ridendo se ne esce con un ” Dormo qui”. 

Per controllare l'anima dark - ormai padrona del campo - mi mordo la lingua: “Pferchfè fnon fvafi a leftto?”. 
“Il letto cigola troppo”, risponde pacifico e beato. 
“Figlio, adesso, se non fili sotto le coperte, ti metto una mano in bocca e ti tiro fuori la gamba!”. Convinto più dalla scomodità del pavimento che dalla trita minaccia, abbandona il tappeto. Finalmente è orizzontale, a letto.
Lo saluto e me ne vado. Mi concede il tempo di fare tre passi e poi “Papà! Mi son dimenticato di bere!”. Con la bava alla bocca - sarà per la lingua morsicata - e la pressione alle stelle mi trascino in cucina, prendo la bottiglia dell’acqua e disseto l’assetato.
“Buonanotte papà”. 

“Ciao meraviglioso, dormi bene.”
Trenta minuti estenuanti. Ma non li cambierei con nient'altro.

sabato 19 novembre 2011

L'alternativo

Notte 
Ascolto rock
non seguo i link
fatto di crack 
non conto i drink


Giorno

Calmo e buono
non cerco fama
spesso mi prono
non sento brama

giovedì 17 novembre 2011

Un'occasione persa

Con vivo e vibrante rammarico devo segnalare il primo errore del  neo presidente del Consiglio, on. prof. Monti.
Non un errore lieve; questa cantonata avrà gravi ripercussioni sul futuro politico-economico del paese.
Voleva un governo tecnico; ha lavorato sodo, combattuto, resistito alle pressioni eppure ... il super-esperto più super che abbiamo in Italia non è stato nominato ministro.
Neppure senza portafoglio; senza una telefonata di scuse, un pizzino, una giustificazione, anche falsa.
Leggete un estratto dal curriculum vitae di questo “trombato eccellentissimo” e ditemi se non ho ragione a indignarmi:
“Negli anni Ottanta e Novanta ha collaborato, in qualità di consigliere economico, con i governi Craxi, Amato e Ciampi.
Dal 1985 al 1989 ha ricoperto la carica di Vicepresidente del Comitato Manodopera e Affari Sociali dell’OCDE (Parigi). Dal 1983 al 1987 è stato responsabile, presso il Ministero del Lavoro, di tutte le strategie per l’occupazione e la politica dei redditi.
 Nel 1989 ha fondato l’EALE (European Association of Labour Economist), di cui è stato il primo presidente.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto molteplici riconoscimenti: nel 1988 il Premio Saint Vincent per l’economia, nel 1992 il Premio Tarantelli per la migliore opera di economia del lavoro, nel 1994 il Premio Scanno per la migliore opera di relazioni industriali, nel 2000 il Premio Internazionale Rodolfo Valentino per l’economia, la finanza e la comunicazione.”

E, se non fosse stato per il suo amore per la politica, avrebbe anche vinto il Nobel per l’economia.
Chi è? Ma è chiarissimo, lo conoscete tutti, per fama e simpatia:


(fonte: http://www.indebitati.it/)

è quello nella foto, al centro tra i due.
Riconoscete la faccia ma vi sfugge il nome? Imperdonabile! Vabbè, ve lo dico io, però come nei migliori quiz (e anche nei peggiori) la soluzione è capovolta:



martedì 15 novembre 2011

Di nebbie e di dolori

Ci sono giorni che consigliano di raccogliersi intorno a un camino acceso, con i propri cari; oggi, ad esempio: un pomeriggio grigio, nebbioso e freddo.
Mio figlio aveva già finito i compiti e stava giocando, io non sapevo se guardare RealTime o fissare la parete e mia moglie stava impazzendo con un gioco del DS; così ho proposto di andare a trovare la nonna, quella che ha la fortuna di vivere in campagna.
Idea raccolta con entusiasmo, perché “andare dalla nonna” vuol dire, anche, far scorta di caramelle, cioccolatini e panini imbottiti.
Dieci minuti di automobile e siamo arrivati: “Ma guarda che sorpresa!” dice e subito ci fa accomodare in soggiorno, vicino alla stufa a legna - ha ancora il riscaldamento di una volta: stufa che scalda i locali dove si vive e stanze da letto al freddo.
La cara signora è una fonte inesauribile di rapporti sul circondario: “Il tale si è separato, la tal altra è scappata in Brasile, il tizio ha il parrucchino”.
Il suo punto di forza, però, sono i racconti di quello che ha vissuto.
E’ sufficiente una frase che le faccia vibrare, per simpatia, un suo ricordo e via: inizia il viaggio nel tempo.
“Come sta? Le è passata la tosse?”

Mi ha risposto che era appena andata dal medico per vaccinarsi contro l'influenza e poi ...
“Quand’ero giovane non c’erano tutte queste cure e le persone si arrangiavano come potevano. E noi eravamo ancora fortunati!
Il papà del nonno (suo marito -ndr-) mi raccontava che, quand’era ragazzo, c’era stata l’epidemia di spagnola, la Grande Influenza.
E lì, o si guariva o si moriva; gli unici rimedi erano: brodo caldo, pezze fredde sulla fronte, preghiere e riposo.
La famiglia del nonno era contadina e, a quell’epoca, i contadini vivevano nella cascina insieme ai padroni.
Purtroppo l’influenza si portò via l’unica figlia della padrona.
Il dolore le accecò il cuore; vedeva le altre ragazze della cascina, sane e in salute, e provava una rabbia furibonda: “Perché la mia bambina e non loro? Perché? Non è giusto!!!” urlava, tra le lacrime.
La rabbia non si trasformò in rassegnazione; mise radici e le avvelenò il sangue e l’animo.
Vedere le tre bambine, allegre, giocose e soprattutto vive, le ricordava continuamente come sarebbe potuta essere sua figlia.
“Quel vestito starebbe benissimo alla mia bambina; mia figlia sì che era brava a saltare alla corda; lasciate stare quel giocattolo, era della mia piccolina!”
I mesi passavano, la situazione peggiorava e nessuno osava affrontare la padrona.
Alla fine, la famiglia con le tre bambine se n’è dovuta andare: ha traslocato in un’altra cascina”.
Intanto che ascoltavo il racconto, mi tornavano in mente alcune atmosfere del film “L’albero degli zoccoli”: la nebbia, l’aridità di certi cuori, la scena in cui i contadini, cacciati dal padrone, caricano il carro e se ne vanno.

lunedì 14 novembre 2011

Consigli per gli acquisti

Non chiedetemi come ho fatto, nè quali agganci ho con le alte sfere; sono riuscito a entrare in possesso di una lista di "desiderata" che, si mormora, l'ex premier (prima uscente, ora uscito) avrebbe fatto trovare a Monti, all'interno di un biscottino della fortuna, giusto stamattina.
Contiene un elenco di cariche pubbliche - invero marginali -  da assegnare ad alcune persone, competenti e gradite al PdL.
Nel bigliettino si auspica che il prof. Monti tenga questi suggerimenti disinteressati nella giusta considerazione. 
E sul fatto che vengano tenuti nella giusta considerazione sono d'accordo anch'io.

Affari esteri: Lavitola dr. Walter
Giustizia: Er Pelliccia
Difesa: Cordell ranger Walker
Economia e finanze: Dario cav. Mora (solo in ora d’aria)
Lavoro e politiche sociali: Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia (solo in pausa ballo)
Salute: Nicole dr.ssa ig. dent. Minetti
Istruzione, università e ricerca: Bossi sig. Renzo
Beni e attività culturali: Mariano cant. Apicella


Ah già: "Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".
E poi: "Questa chicca è frutto di sola fantasia"
E, se non fosse ancora chiaro: "Non sono stato io! E' stato il mio amico, immaginario e comunista"

domenica 13 novembre 2011

Si volta pagina

Ho letto che Berlusconi, appena prima di dimettersi, ha chiesto di nominare guardasigilli Augusta Iannini, mogli edi Bruno Vespa; Monti ha cortesemente rifiutato.
Mi sembra un ottimo inizio.

sabato 12 novembre 2011

Cinico #1 - Toccato il fondo, si scava

Qualche sera fa ho guardato un bellissimo programma televisivo dal titolo "Malattie imbarazzanti".
I protagonisti sono tre dottori affamati di pazienti, che girano il mondo alla ricerca di persone con disturbi fastidiosi e, appunto, imbarazzanti.
Cercano malati che non riescono a parlare, del disturbo che li perseguita, con il proprio medico e che, invece, ritrovano la parlantina davanti alle telecamere.
Il campo d’intervento dell'equipe sanitaria è vastissimo: si va dalla specializzazione in prolassi rettali all’esperienza decennale in malformazioni genitali.
A mio modesto parere il programma - già bello - potrebbe essere però migliorato, seguendo gli stili del momento.
Dato che ormai tutto è competizione - cantanti, cuochi, bambini prodigio, ginnaste - perché non introdurre una bella gara anche in questo show?
Butto lì qualche idea: le emorroidi più estese, il gozzo maggiormente prominente.
Oppure, per rendere il tutto più spettacolare, si potrebbero proporre ai volontari prove di abilità.

Ad esempio: si lasciano alcune persone - sofferenti di diarrea cronica e, possibilmente, balbuzienti - in una città a loro sconosciuta, dove si parla solo aramaico. Poi, con le telecamere, si seguono le loro vicissitudini alla ricerca dell'unico wc funzionante.
Il primo, che riesce a trovarlo e usarlo, vince una cura gratuita e risolutiva, gentilmente offerta dal team medico.
Tutto questo nel nome di una corretta informazione medico-scientifica: non c'è neppure bisogno di scriverlo.



giovedì 10 novembre 2011

Càpita

Càpita di uscire in strada, dopo una giornata di vento, e vedere il viale foderato di foglie gialle.
Càpita di perdersi in tutto quel colore, che magari si accompagna benissimo al rosso-arancio del tramonto.
Càpita di respirare quei colori, sentirsi più leggero e camminare beato sul tappeto di foglie.
Càpita di scivolare e accorgersi che per quanto giallo ci sia, l’unica tinta che resta attaccata ai vestiti è un nero viscido e melmoso.
Càpita di vedere un gruppo di ragazzi ridere del capitombolo.
Càpita di diventare rosso,
con i vestiti neri, sul tappeto giallo in un tramonto violetto.

mercoledì 9 novembre 2011

Squola

Che mio figlio, in una ricerca di geografia, scriva “lamponia” invece di “Lapponia”, posso capirlo: ha trascritto in bella copia poco prima di cena e la fame fa questi scherzi.
Ma che la professoressa corregga “lamponia” in “Lamponia”, mette un po' in crisi le mie certezze, non solo quelle geografiche.

martedì 8 novembre 2011

Lezioni di Economia

Mio figlio è appassionato di videogame; ne ha parecchi e, dipendesse da lui, passerebbe i pomeriggi inchiodato al DS.
Anche i suoi tre cugini condividono lo stesso interesse: quando s’incontrano, si siedono sul divano e giocano tra loro, ognuno con la propria consolle.

A dir la verità, in passato ero abbastanza prevenuto riguardo ai videogame; la modalità multiplayer, però, ha fatto piazza pulita delle mie remore: in fin dei conti i ragazzi socializzano e si divertono insieme.
Ogni tanto, i giovani mi chiedono di accompagnarli a vedere le ultime novità: io li porto in un negozio specializzato, mi metto in disparte e aspetto che scelgano.

Le uniche regole che ho imposto sono: individuare, al massimo, due giochi a testa e cambiare, spesso, negozio.
E’ bellissimo osservarli girare tra gli scaffali, con gli occhi pieni di meraviglia, intenti a decidere; in esposizione ce ne sono tantissimi, quindi la scelta non è facile.
La selezione dura, di solito, una ventina di minuti: alla fine i pargoli mi chiamano e indicano le otto preferenze.
Io, con discrezione, copio sull’agendina i titoli dei videogiochi. Poi andiamo a casa e li scarichiamo da internet.


Ah già: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".(grazie Giovanni)
E mi raccomando: "Don't Try This at Home" (grazie La Donna Camèl)

Grazie

Grazie di cuore


sabato 5 novembre 2011

Testa calda

Esordio 
Tutti gli anni, in agosto, si disputa la Grande Corsa.
Sì, è vero, questa volta non sono allenato - sono fermo da un paio di mesi - e allora? Non si dice “E’ come andare in bicicletta” quando si vuole indicare un atto che, una volta imparato, diventa quasi istintivo?
Basta dubbi: ho già partecipato altre volte, il mio fisico ricorderà e risponderà perfettamente alle sollecitazioni.
 

Spannung
La bicicletta è pronta: le gomme alla pressione giusta, pignone e corona puliti, catena alla giusta tensione.
E via! Caldo. Molto caldo e neppure un filo d’ombra. 

Cento metri fatti: “Pensavo peggio”. 
Altri cento: “Ormai ho ingranato, sto benissimo”. 
La pedalata è fluida, do un'occhiata al contachilometri: “Vado alla grande! E con questi fanno trecen”

Epilogo
“Mi raccomando, non lo faccia più! Si  ricordi di stare per un paio di giorni all’ombra e prenda le pastiglie!”
Coricato, accenno un “sì” muovendo il capo, piano per non far cadere la borsa del ghiaccio.

venerdì 4 novembre 2011

La parola ai tempi della blogosfera

Da qualche tempo sto seguendo un’interessante discussione su alcuni blog amici; in primis, e in rigoroso ordine alfabetico, La Linea d'Hombre e Sotto l'elmo di Kisciotte.
L’argomento del dibattere è la comunicazione.
Premessa: non sono un esperto né del ramo né della pianta, però la redazione (???) di questo meraviglioso blog mi ha dato il via libera e quindi pubblico volentieri alcune mie semplici riflessioni (e sottolineo sia “mie” sia “semplici”).
Penso che la scelta tra un modo conciso, lapidario e uno analitico e ampio discenda da quello che si vuole comunicare, oltre che da quello che si è mangiato nelle ore precedenti.
Cosa si vuole fare: informazione? divulgazione? narrazione?
Provo a dettagliare un attimo le tre categorie.


Informazione: in questo caso la sintesi è preferibile, anche se pericolosamente complicata. Infatti, il più delle volte, si confonde sintesi con semplificazione e il risultato è una notizia vuota, inefficace. Faccio un esempio: “La situazione è disperata. Servono misure urgenti per fronteggiare la crisi” è una notizia sintetica, ma inutile. Potrebbe essere stata detta da qualunque personaggio politico. Non dice nulla sulle misure urgenti.
Il risultato di questa notizia qual è? Beh, ovviamente massimo consenso: avanti con le misure urgenti!

Il fatto di sapere se intendono proporre il licenziamento a go-go, oppure un taglio drastico delle spese della politica diventa secondario.
Un buon esempio di informazione sintetica ed efficace è quella fatta da un inviato di una rete americana, qualche tempo fa.
Seduto nelle vicinanze di un cratere in eruzione, il cronista stava descrivendo quello che vedeva. Improvvisamente, a causa d'una recrudescenza dell'attività vulcanica, è scappato, gridando nel microfono: "Qui è pericoloso. Scotta e scoppia tutto!"

Divulgazione: sono utilizzati entrambi i metodi. La sintesi è usata perché la platea di lettori è già selezionata e formata sugli argomenti. Ad esempio, se faccio divulgazione scientifica e voglio raccontare  di una nuova specie di diplodoco, appena scoperta nella mia cantina, non sprecherò certamente pagine per raccontare la teoria dell’evoluzione di Darwin. E questo perché immagino che il pubblico, interessato alla nuova specie - o alla mia cantina - sia già sufficientemente formato su questo (una volta si diceva: “Ha le basi”). Mi dilungherò, e molto, sugli aspetti sconcertanti della mia straordinaria scoperta.

Narrazione: personalmente aborro la telegrafia applicata a questo contesto. (De gustibus...)
A me piace lo scrittore che accompagna il lettore nelle sue storie.
Le parole si fanno guida, musica; quando leggo, mi piace essere rapito dal racconto, “vedere” i personaggi e le azioni, vivere le situazioni insieme con loro. 

Sono cresciuto leggendo i libri di Gabriel García Márquez, grandissimo affabulatore e narratore.

Tutto dipende, quindi, da che cosa si vuol fare, da come si è in grado di farlo e dal gusto personale.
Adesso basta sproloqui; applicando quanto appena scritto al mio piccolo orticello: cosa voglio fare con il mio blog?
Un po’ di tutto? Non lo so? Dipende dai giorni, dalle situazioni?
(“La seconda che hai detto” – grazie Quelo).
Non mi preoccupo. Ci saranno post: telegrafici, sintetici, lunghi, lungherrimi, smodati.
E ben vengano commenti “haiku-like” e “extra-large”.
Questo è il bello del blog (almeno di come lo intendo e lo utilizzo io): la massima libertà espressiva.

giovedì 3 novembre 2011

Passano gli anni passano

Quando frequentavo l'ultimo anno di liceo scientifico, avevo l’abitudine di fermarmi al bar per bere un grappino, prima di andare a scuola.
Era un rito invernale, che utilizzavamo, io con altri amici, come difesa dal freddo polare di quell’anno. Funzionava egregiamente: arrivavamo in classe belli caldi e contenti.
Adesso posso azzardare solo un bicchierino di Vov, sperando che non mi peggiori la gastrite.
Non che il Vov non mi piaccia, anzi: è buonissimo e l’ho sempre gradito. Sono piuttosto le scelte dettate dall’età che mi infastidiscono. 

No; a dire il vero è l’età in sè che mi disturba.

Massì, dai! Domani la pioggia toglierà questo velo di malinconia e tornerà il buonumore. Forse.

mercoledì 2 novembre 2011

Sarò bre

Partecipo volentieri all'esercizio proposto da Hombre (qui i dettagli)

Due tentativi con la composizione a diciassette sillabe (chiamarla haiku è troppo)

Post: Vita da spiaggia


Fuga in spiaggia
Abusivi lasciano
altri colgono

Post: L'illuso

Con la medaglia
la gamba non ricresce
Un po' rincresce

martedì 1 novembre 2011

L'illuso

Ieri ho guardato alla televisione un episodio della serie JAG.
Uno dei personaggi del telefilm è un militare che, nella puntata in questione, si trova ricoverato in una stanza d'ospedale.

Il soldato sta dormendo; improvvisamente si sveglia, gli viene voglia di alzarsi e scendere dal letto ma, dimenticandosi che gli hanno amputato una gamba, sbaglia la manovra e cade rovinosamente a terra.
La moglie, premurosa, lo aiuta a rialzarsi e a risistemarsi a letto.
Parte un colloquio serrato  - e molto umido: piangono entrambi - sul fatto che non hanno mai affrontato il discorso sull’arto mancante.

A un certo punto la consorte, militare pure lei, prende dal comodino una medaglia al valore (immagino consegnata al soldato dopo l’offerta della gamba alla Patria) e decide di appuntargliela sul pigiamone.
L’eroe si rende conto che non è onorevole ricevere la medaglia stando coricati: con mille sforzi, scende dal letto e si mette sull’attenti.
In un crescendo di sguardi intensi, lacrime, emozioni e traballamenti, la moglie lo guarda negli occhi - orgogliosa di avere un simile marito - e gli mette la medaglia, con un sottofondo musicale epico-eroico.
E' stata una scena talmente commovente e coinvolgente che ho pensato: "Adesso gli ricresce la gamba".

domenica 30 ottobre 2011

Metti una sera al Centro

La Donna Camèl, cara amica di penna, ha organizzato un interessantissimo giochino (qui i dettagli). Sembra che l'unico requisito richiesto sia la padronanza nell'uso della tastiera, per cui raccolgo il guanto e accetto la sfida. Ah, un'ultima cosa: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".

Metti una sera al Centro
Fermo in piedi davanti all’ingresso del nuovo Centro Commerciale LDC–LaDolceCasa, MM si gode lo spettacolo delle insegne multicolori e delle fotoelettriche, che proiettano raggi di luce bianca e disegnano cerchi luminosi sulle nubi.
“Bellissimo” pensa,  incamminandosi verso le porte d’entrata automatiche.
All’interno luci, musica, confusione: un ambiente ideale. E poi tanti carrelli! MM ha una passione smodata per i carrelli; se dipendesse da lui, ne prenderebbe sempre due o tre ma non è possibile pilotarli tutti. Lo sa perché ci ha provato: tempo fa,  giù nei parcheggi, aveva  aspettato il momento buono e ne aveva presi cinque, uno dentro l’altro, tutti agganciati. Niente da fare; la struttura, molto rigida, non permetteva alcuna manovra e la fila si era schiantata contro un pilastro, e lì era rimasta.

Nel corridoio centrale, tra un’automobile in esposizione e un totem pubblicitario, K sta seriamente pensando di tornarsene a casa.
Persona riservata, si trova lì più che altro per una sfida con se stesso; lui, che non sopporta le masse, si è calato nel bel mezzo del girone infernale dei consumisti.
“Ancora due minuti e  posso considerarmi vincitore” dice tra sé e sé, resistendo all’impulso delle gambe che vorrebbero correre verso l’uscita, verso l’aria aperta. “Dopo ‘sta sofferenza, dovrò passare come minimo una settimana in un eremo!” pensa.
Mentre fa questa considerazione, K sofferma lo sguardo su una persona che risalta nella folla: immobile, schiena diritta contro la massa vociante, a due passi dalla parete.

”Mi stanno fissando, qualcuno mi guarda!”
J, da sempre attento a ogni invasione della sua privacy, sente un prurito alla nuca e subito riconosce il segnale di allarme.
Toglie gli occhi dall’estintore, che sta osservando da circa venti minuti, si gira e il suo sguardo incrocia quello di K. “Vabbè mi sposto, cercherò un altro estintore. Ma quello sta venendo verso di me... ”
J s’irrigidisce - soltanto un po’ - mentre si prepara a recitare la parte dell’ucraino che non conosce una parola d’italiano.
“Permette” dice K “Forse sbaglio, ma pare che anche lei, come me, abbia poco a che fare con questa baraonda”. Il suo sguardo è limpido, sembra simpatico, per cui J decide di abbozzare un principio di conversazione. “No, si sbaglia, io sono il tecnico incaricato della verifica degli estintori.”
“Il 31 ottobre, alle ventuno e trenta, la notte di Halloween, lei è in giro a verificare gli estintori?” chiede, sorridendo, K.
“Certo, non sa quanti pericoli ci sono, con tutte quelle zucche illuminate?” risponde J, sfoderando il suo sguardo numero sette - quello della massima attendibilità - e indicando una zucca-mongolfiera appesa al soffitto sopra la zona bimbi.

“Sarà pure una zona bimbi, ma a me pare un recinto!” pensa H, mentre si congeda dalla strega-babysitter a cui ha appena lasciato in custodia la figlia. Infila la mano destra nella tasca dei pantaloni, cercando il pacchetto di sigari, con la sinistra prepara l'accendino e intanto scambia un sorriso con un altro genitore, padre di due bambini truccati da vampiri.
Z, il padre dei due “vampiri per una notte”, stringendo fra le dita una sigaretta spenta, con un cenno del capo indica a H l’uscita, in fondo al corridoio centrale: muta richiesta per una fumata in compagnia.

Nel frattempo MM, tutto concentrato nella guida del carrello -  passare solo sulle mattonelle nere, evitare le bianche -  non si avvede dei due fumatori in rotta di collisione con lui. E infatti collidono.
MM alza gli occhi e guarda il primo, quello che sembra il più agguerrito - ma forse è solo il più dolorante.
“Maremma tamponata! Ma che ti piglia? E guardare davanti, ogni tanto?” grida H,  fissando con uno sguardo torvo MM.
“Sembra mio figlio più grande, i piedi per terra e la testa nelle nuvole” gli fa eco l’altro, Z.
Due avversari, due arrabbiati contro uno.
MM, abituato a prendersi ogni colpa, soprattutto quando ce l’ha, si avvicina per scusarsi ma qualcosa, nell’atteggiamento del primo, lo ferma. Sarà lo sguardo truce, quelle gambe leggermente divaricate o la mano destra vicino alla tasca dei pantaloni ... zac! cortocircuito cerebrale. “Mi sta sfidando a duello!” pensa.
MM sposta il carrello, si piazza di fronte ai due e guardandoli dritti negli occhi (MM può guardare dritto negli occhi fino a quattordici persone contemporaneamente): “Amigos, dite a me?” Si slaccia il giubbotto e assume la posa classica da sfida all’O.K. Corral.

J e K, poco distanti, si accorgono dell’insolita situazione e, come figuranti mossi dallo stesso regista, decidono di avvicinarsi.
J pensa: “Hai visto mai che riesco a organizzare un giro di scommesse?”
K invece: “Parrebbe una sfida. I duelli temprano gli uomini. Appropinquiamoci”.
L’atmosfera è tesa, nessuno dei tre arretra di un passo. Tutti sono pronti a non si sa cosa, anche se la posizione delle mani fa immaginare la presenza di almeno sei Colt.
H e Z guardano MM.
J e K, con un centinaio di persone, guardano il trio.
La musica smette e le luci si spengono; tranne un riflettore, che illumina il terzetto di manigoldi, e le candele nelle grandi zucche arancioni che pendono dal soffitto.
Un silenzio irreale riempie il Centro Commerciale: neanche quando è chiuso c’è una tale quiete.
MM, H e Z sanno di essere al centro di un evento, oltre che al centro di un Centro Commerciale.
La tensione è alle stelle, tutti aspettano il rintocco dell’orologio del campanile, ma quale?
D’improvviso K, sprezzante del pericolo, si frappone ai tre e declama: “Nel livido, triste chiarore lunare / svettano bianchi i campanili, /gli alberi si ricoprono d'argento / e sui comignoli volano i vampiri.
Sarà la poesia, sarà che la situazione non presenta via d’uscita, MM, H, Z guardano K e sorridono.
J invece no; per un attimo si era visto ricco e felice, a capo di una società specializzata nel controllo degli estintori.
La folla attorno piano piano si disperde, le luci si riaccendono e la musica riattacca.
I cinque si guardano.
K prende l’iniziativa e si avvia verso la pizzeria sulla destra.
“Venite anche voi?” dice senza voltarsi.
“Pizza?” chiede H.
“Pizza e birra” aggiunge Z.
“Pizza e fichi” gli fa eco J.
“Comunque avrei vinto io: ho due fondine a estrazione facilitata” ci tiene a sottolineare MM, cui piace avere sempre l’ultima parola.
Strana notte quella di Halloween.

venerdì 28 ottobre 2011

Il maturo


Si sta
come d'autunno
con l'artrosi
nelle anche.

mercoledì 26 ottobre 2011

martedì 25 ottobre 2011

Ovviamente

Me lo ricordo come se fosse ieri.
In effetti era proprio ieri, lunedì 24 ottobre.
Sto tornando dall’ufficio; come ogni giorno attraverso la piazza e, mentre sorveglio il traffico, i miei occhi sono improvvisamente attirati da qualcosa di anomalo.
Nel centro della piazza c’è una fontana; era lì anche il giorno prima, non è questa la cosa che mi ha incuriosito.
La bizzarria è data dalla presenza di un signore, seduto sul bordo della fontana e con i piedi a mollo nell’acqua – il giorno prima, son sicuro, non c’era.
Certo, fa freddino, però splende un bel sole; non è da escludere che l’acqua della fontana sia riscaldata, tuttavia l'uomo con i piedi in ammollo mi ha sconcertato.
Sconcertato a tal punto che mi sono avvicinato e, timidamente, ho chiesto: “Buongiorno, le serve qualcosa, posso esserle utile?”
Mi ha risposto: “Sì grazie, avrei bisogno di una salvietta”.

lunedì 24 ottobre 2011

MaCheMusicaMaestro

Certi giorni mi sento la testa leggera, che vola, e non riesco a concentrarmi su niente.
Vi vorrei raccontare quello che mi è successo giusto stamattina: giornata clou per me, come leggerete fra poco.
Ho avuto un incontro con alcuni importantissimi – almeno a parer loro - rappresentanti delle forze politiche della zona a cui ho illustrato uno studio, che mi ha portato via circa un mese di lavoro e il 95% della mia materia grigia, già esigua.
Sapevo cosa sarebbe successo, i sintomi erano già presenti al mio risveglio.

Mi sono sforzato di memorizzare tutto, per poterlo poi raccontare. Riporto solo l’inizio del mio intervento, perché secondo me, basta per rendere il concetto.
Tenete duro, prendete fiato e ... via!


Buongiorno, vedo che siete numerosi.

Permettetemi un saluto particolare all'illustrissimo Assessore, ciao.
Voglio mostrare, a te e ai tuoi colleghi, l’ultima mappa di tutti i tuoi nei, in ordine di tempo, e - ancora mi viene da star male - delle aree abbandonate, e mai curate: risulta evidente la crescita, l’espansione che si è avuta negli anni.
Osservate la parte in alto: una zona degradata, potenzialmente pericolosa per la cittadinanza
- son tonnellate le cose non dette.
Gli abitanti la evitano: se ne vanno via e non tornano più; il residente - sia che migri verso quote più normali, meno elevate, cercando nuovi spazi, sia che decida di restare lontano in silenzio a guardare -  comunque che aspettative può avere?

Questo si materializzava nella mia testa, intanto che il discorso fluiva dal cervello alla bocca.
Quello che dicevo, fortunatamente era diverso. Le derive musicali, le strofe, i ritornelli di tutte le canzoni che affollano da sempre la mia mente, e che si inserivano di prepotenza nella logica del discorso, rimanevano inespresse. Ma a che prezzo! Una faticaccia.

Per completezza d'informazione, ripeto l’incipit della relazione, riducendo quanto è inciampato nei denti e non ho pronunciato.

Buongiorno, vedo che siete numerosi.
Permettetemi un saluto particolare all'illustrissimo Assessore, ciao.

Voglio mostrare, a te e ai tuoi colleghi, l’ultima mappa di tutti i tuoi nei, in ordine di tempo, e ancora mi viene da star male delle aree abbandonate, e mai curate: risulta evidente la crescita, l’espansione che si è avuta negli anni.
Osservate la parte in alto: una zona degradata, potenzialmente pericolosa per la cittadinanza - Son tonnellate le cose non dette. 
Gli abitanti la evitano: se ne vanno via e non tornano più; il residente - sia che migri verso quote più normali, meno elevate, cercando nuovi spazi, sia che decida di restare lontano in silenzio a guardare - comunque che aspettative può avere?
 
Capite lo sforzo che devo fare per mantenere un minimo di coerenza? Concentrato sul discorso e attento a filtrare tutte le colonne sonore non richieste.
Comunque, alla fine di tutta la relazione il pubblico
ha applaudito, ignaro dei cortocircuiti musicali presenti nella mia testa. 
In cuor mio ho dedicato l’applauso ai vari  Giovanotti, Litfiba, Ruggeri, Battiato, Negramaro e a tutti gli altri musicisti che, da sempre, mi accompagnano.

domenica 23 ottobre 2011

Come una sassata in un vetro

"Voglio però ricordarti com'eri,
pensare che ancora vivi" (F.Guccini)
Ciao

sabato 22 ottobre 2011

Il pacifico

Io sono per la pace.
Ritengo che la concordia, la serena convivenza siano alla base di ogni società civile.
Ci credo fermamente; lo dico, lo ripeto ogni giorno  in ufficio, in casa, per strada: "Vogliamoci bene, rispettiamoci. Siamo tutti esseri umani, con pari dignità e diritti!"
Possibile che non lo comprendano?  Dobbiamo amarci e rispettarci, altrimenti siamo come bestie!
Cosa devo fare per convincerli? 
Devo rompere le loro testacce dure? 
Devo insegnare la pace a randellate?

martedì 18 ottobre 2011

LiberaMente - Ci pensa il Boss

- Undicimilaquattrocentoottanta ... numero undicimilaquattrocentoottanta?
- Sono io, arrivo.
- Prego, si accomodi, sarà ricevuto al più presto. Eccolo, arriva sua Eminenza.
- Buongiorno, dottor Boss!
- Prego, prego, non c’è bisogno che s’inginocchi, sono solo un misero pasticciere!
- No, no, lei è il Boss delle torte e io un  suo fedelissimo cliente.
- Dicami, dicami, cosa posso fare per lei?
- Guardi, avrei bisogno di una consulenza. Vorrei festeggiare un evento epocale: mia figlia...
- Su, non mi tenga  sulle spine che c’ho anche altra gente da deliziare.
- A mia figlia, di otto mesi, è spuntato il primo dentino e, sa, è padre anche lei, vorrei fare in modo che questa giornata speciale non passi sotto silenzio.
- Eh, ai miei tempi c’era la fatina dei denti che portava un soldino; ma allora c'era tanta povertà!
- Ha ragione, quanta povertà! Comunque io vorrei qualcosa di  importante per festeggiare l’evento.
- Giusto, giustissimo.
- Mia figlia è molto attaccata alla sua copertina, se la porta ovunque.
- Ah, ho capito, volete un dolce a forma di coperta ... con un lettino, un materasso ... e un tavolino ... sì, sì, bello ...
- No, no, mi scusi, è che sulla coperta c’è ricamato il sistema solare e ... beh, insomma, lo so che è difficile, ma vorrei che mi realizzasse un modellino commestibile, in miniatura, con tutti i pianeti, i satelliti e in mezzo il sole, decorato con il visino della mia bimba sorridente.
- Non c’è problema, le farò un modellino in scala perfetta; ecco sì, in scala perfetta: uno a quarantotto.
- Uno a quarantotto? Mi sembra un po' grossino; non ci sta sul tavolo...
- Certo che no, sarebbe troppo banale per il Boss delle torte; lo depositeremo in strada, così festeggerà insieme a tutta la città.
- La città e qualche paese vicino, così a occhio.
- Non si preoccupi! Il Boss sono io!
- Va bene, scusi, se lo dice lei ...
- Sì, sì, sarà bellissimo, voi andate a casa e accendete ...
- Il forno?
- No, un mutuo di duecentosettantacinquemiliardi di dollari.
- Pensavo di più, corro a casa e faccio tutto.
- Sì, sì, vada, il tempo a sua disposizione è terminato.

Sarà bellissimo! Il sole, con la faccia della bambina e il suo dentino  ... con tutti i raggi, e i pianeti ... la Terra, la Luna, e tutti gli asteroidi...
Mauro, corri, conta un po’ gli asteroidi, dimmi quanti sono! 

E un paio di comete ... con la coda in cioccolato plastico ...

domenica 16 ottobre 2011

L’impressionante e l’impressionato

Ero in giro con la famiglia, oggi pomeriggio.
Passando in automobile per un paesino della Bassa, un particolare ha attirato la mia attenzione: un termometro, di quelli che io definisco da palo. 
Beh, definirlo termometro è poco, perché mostra in sequenza ora, data, temperatura, scritta pubblicitaria. Volendo ben vedere, definirlo da palo è troppo perché è sostenuto da un misero supporto traballante.
Comunque sia, la sua luce verde intermittente ha calamitato il mio sguardo.
Man mano che mi avvicinavo, le informazioni cambiavano: ora, data, temperatura, "Farmacia xxx". 

... 16.10 ... ??? "Le quattro e dieci? Ma se c’è buio! Mah, sarà indietro"
... 18.45 ... "Ah no, questo è l’orario, quella di prima la data".
 ... +50 ... "Eh???". Rileggo; come prima, +50.
Accosto per controllare meglio e, dopo il refrain pubblicità - data - ora, ricompare l’inequivocabile +50, di un bel verde brillante.
Lo indico a mia moglie che, sostenuta dalla ferrea logica femminile,  sentenzia placida: "E’ rotto".
In effetti ci saranno stati 16 gradi; però quella temperatura esotica,
indicata con luminosa sicurezza, mai registrata nella Bassa Padana, mi ha colpito.
Colpito così tanto che mi è venuta in mente l'Africa e, per un attimo, ho sentito caldissimo e ho sudato.

sabato 15 ottobre 2011

Lo stavamo perdendo

Stamattina ho avuto la bella sorpresa di trovarmi il blog disattivato.
Un messaggio secco: "Il blog è stato rimosso".
Dopo diverse ore, qualche ansia e un codice di verifica (inviato previa concessione a Mr. Gugol di un numero di cellulare) il blog è risorto.
Mi spiace, cari lettori, se dalla vostra barra dei “trofei” era sparita la mia iconcina anonima: ora dovrebbe essere ricomparsa.
Vorrei, però, andare un attimo oltre e porre l’accento su un fatto per me emblematico.
In piena crisi, quando il mio blog era già da tempo nell’aldilà virtuale, ho scritto a un amico di penna, un nobile amico di penna, un nobile K. amico di penna, chiedendo lumi e conforto.
Non solo mi ha risposto subito, ma, udite udite, mi ha anche offerto ospitalità sul suo blog.
E’ stata la dimostrazione di quello che penso: le reti di relazioni che s’instaurano, con questi strumenti di comunicazione, garantiscono la circolazione delle idee,  delle opinioni.
Il bello di internet: ti si chiude una porta e se ne apre subito un’altra.
Grazie Nobile.

venerdì 14 ottobre 2011

Lontano dai pasti

Oggi sono andato in una clinica, perché dovevo sottopormi ad alcuni esami medici di routine: il solito tagliando annuale.
Nella sala d’attesa, vicino allo sportello delle prenotazioni, fa bella mostra di sé un volantino che recita:
Si prega la gentile clientela di non presentare impegnative sporche di materiale organico (sangue, feci, urine) perché non verranno accettate.
Fidatevi: non ho potuto fotografare l’avviso perché il mio telefonino fa il minimo sindacale, cioè telefona e stop.
Un anno fa, comunque, questo avviso non c’era.
Immagino che si arrivi a certe informative solo dopo alcuni precedenti; ne deduco, quindi, che la gentile clientela sia un po’ meno gentile di un anno fa.

mercoledì 12 ottobre 2011

Il polso della situazione

Su internet ho trovato una bella iniziativa per prevenire la fibrillazione atriale.
Ovviamente tutti sanno cos'è la fibrillazione atriale (io pensavo fosse l'agitazione che mi prende nelle grandi hall) e, sicuramente, tutti sanno come riconoscerla.
Semplicissimo, quasi banale.
Riporto (non nel senso della pettinatura) riporto, dicevo, un passo estratto pari pari dal comunicato ufficiale dell'iniziativa:
"La raccomandazione e' semplice: la mattina, appena svegli, mettete l'indice e il medio della mano sul polso dell'altro braccio, rivolto verso l'alto."
Mi chiedo: era davvero necessario specificare che l'indice e il medio vanno appoggiati sul polso dell'ALTRO braccio? Cioè, ci sono state persone che, per prevenire la fibrillazione atriale, in mancanza di questa precisa indicazione, si sono fratturate le dita?

lunedì 10 ottobre 2011

I bambini ne sanno

Anche per mio figlio è arrivato il momento delle domande esistenziali: chi sono, dove vado, da dove vengo, perché sono qui, perché devo andare a scuola ...
Impreparato, come sempre, ho pensato che potesse essere utile far parlare, al posto mio, qualche grande maestro del pensiero moderno.
Ho cercato nella mia biblioteca: niente che m’ispirasse a sufficienza.
Sono passato, quindi, alla zona cd e qui ne ho trovato uno che mi sembrava adattissimo:
"Il senso della vita" dei Monty Python. 
L'ho inserito nel lettore e l'abbiamo guardato insieme.
Man mano che la trama si dipanava,  controllavo mio figlio per vedere se dava qualche segno di disagio: il film tratta concetti molto profondi, che possono turbare le menti più giovani. 

Invece no, sembrava tranquillo e molto concentrato.
Arrivati alla scena del grassone che, al ristorante, mangia e ingrassa e vomita e mangia ancora, mio figlio si è fatto più attento.
Quando poi, dopo aver mangiato tutto il mangiabile, ingoia la mentina ed esplode, mio figlio è sobbalzato sul divano, mi ha guardato serio e, indicando il televisore, ha esclamato: “Criminal mint!”.
Davanti a questi lampi di genio io rimango sempre basito.

sabato 8 ottobre 2011

LiberaMente - Il destino di un comico

- Bella zzio!
- Ciao...
- Dai, oh, facce ride!
- Eh, scusa, ma oggi non è giornata...
- Ma dai, su, co' 'sto sole se sta 'na canna.
- Mi è morta la nonna.
- E vabbè la nonna, capirai! Sarà stata anziana; su dai facce ride!
- Mia moglie se n’è andata.
- E quanno?
- Ieri sera.

- E allora, nun te senti libbero? E poi cor carattere che c’hai te lo dovevi aspettà.
- No, se n’è andata nel senso che è morta pure lei.
- Me cojoini,  pure lei. Ma che c’avete in casa, 'na fuga de gasse? N'epidemia de colera? E allora, 'sta battuta?
- Ascolta, guarda, porta pazienza, sono un po’ scosso.
- Ottimo, da scosso le fregnacce escono mejo. Dai su spara.
- Ok, senti questa. Mi telefona un amico e mi dice: 

   - Vuoi sapere la sfortuna?
   - Dai dimmi.
   - Sai , ieri sera è morta mia moglie, così, improvvisamente.
   - Urca, mi spiace. Tantissime condoglianze.
   - Grazie. E poi, come se non bastasse, mi è morta anche la nonna.
   - Azz ... scusa ma non so che dire, non c’è proprio limite alla sfortuna.
   - Guarda, non dirmelo, una sfortuna pazzesca.
   - E tua suocera, come sta?
   - Ah, quella benissimo. Pensa, gli ho dato lo stesso intruglio che avevo provato sulle altre due, ma niente, come se avesse bevuto l’acqua.

- Aò, bella questa. Vedi che nun è difficile, basta la volontà!
- Già, hai ragione, adesso però vedi de annattene a morì ammazzato!
- Ahahah! Sei simpatico, s'arippìzicamo.

venerdì 7 ottobre 2011

Comunicazione di servizio #2

Recentemente, ma proprio recentemente, tipo due ore fa, ho commentato un post di un amico di penna (non vi dico chi è, vi posso dire che io lo chiamo K., anche se lui si fa chiamare in vari modi: Euterpe, Carmelo, Agente K.); beh, insomma, ci si confrontava sulla convenienza o meno di rispondere ai commenti dei propri post.
E’ un argomento che m’interessa parecchio, quindi ho deciso di postarlo e di approfondirlo, anche se il termine approfondire, nel mio caso è un po' esagerato.

Il commento, di per sé, è una risposta, non necessariamente pertinente, a quanto il blogger offre in pasto ai propri affezionati lettori.
Rispondere? Non rispondere?
Io personalmente rispondo, anche con un semplice cenno o con una faccina stilizzata e lo faccio perché:
- rispondere è cortesia ed io sono una personcina fondamentalmente cortese;
- chi si prende la briga di commentare, merita, da parte mia, almeno un cenno;
- il mio blog non è una bacheca dove si leggono i post-it appesi, nè tantomeno una vetrina usata dai lettori per farsi trovare più facilmente da google;
- il mio blog non è un diario; mi piace quando commentate e mi piace seguire il filo del commento, perché non sempre quello che scrivo mi è completamente chiaro e leggere i vostri gentili interventi mi fa capire molte cose sulla mia capacità di comunicare;

- alcuni commenti mi spostano su altri ragionamentoni che mi affascinano e che tralasciarli sarebbe un peccato;
- come ho già avuto modo di dire da qualche parte, io sono per la de-virtualizzazione degli strumenti d’internet e quindi cerco di avvicinare le piazze virtuali a quelle reali, per quanto i media utilizzati lo consentano;
- la risposta ai commenti la vedo quasi come un’evoluzione della chat, dove la realtimeità dello strumento non concede troppo tempo per riflettere.


Questo è il mio personalissimo pensiero, io non credo di avere alcuna verità in tasca, qui da me é così.
Un'ultima cosa, che butto lì con nonchalance: oggi è il mio compleanno, non so, vedete un po' voi ...

giovedì 6 ottobre 2011

Un uomo, un perché

Conosco un tale che di mestiere faceva il meccanico di aerei.
Uno di quei superuomini che riescono a smontarti e a rimontarti un aeroplano in pochissimo tempo.
Non so se avete mai visto un aereo smontato: un insieme impressionante di pezzi, pezzetti e pezzettini, tutti con un loro perché.
E i cavi elettrici? No, dico, vogliamo parlare di tutti i fili che ci sono all’interno di un aereo? Guardate, io non li ho mai contati, però sono molti, moltissimi anzi tanterrimi (quei due – e dico due perché mi piace vantarmi – quei due santi uomini che mi seguono, sanno del mio rapporto malato con alcune parole).
Beh, insomma, per farla breve, quest’omino è andato in pensione da un paio di mesi.

Sapete come passa il tempo? "Va al bar", direte voi, "A pesca", "Io lo so, cura l'orto!". 
No, niente di tutto questo. Ogni pomeriggio va al parco, suona una campanellina, soffia in un fischietto e si mette alla guida del trenino per i bambini.
Capite che tipo? Uno che sembrava tutto tecnica, fili, dadi e bulloni, abituato a preparare gli aerei e poi guardarli a testa in su, sempre con i piedi per terra, adesso guida un trenino pieno di bambini.
Mi piacerebbe tantissimo essere come lui, per molte ragioni. 

Beh, innanzi tutto è riuscito ad andare in pensione, che al giorno d'oggi non è poco.
Poi è arrivato a un’età che, una volta, si definiva veneranda.
Soprattutto, però, è riuscito nell'impresa di mantenere uno spirito giovanissimo, da bambino.

mercoledì 5 ottobre 2011

Comunicazione di servizio

Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore MaiMaturo in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Negli ultimi 150 anni, MaiMaturo è entrato a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale ma soprattutto inutile. Una nuova e immensa raccolta di scemenze multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — stupidità, faziosità e inattendibilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dalla ventilata revisione dell’art.2047 c.c. - Danno cagionato dall'incapace.
La redazione di MaiMaturo l’ha sempre sfangata grazie a questa  manifesta incapacità di intendere.
Vogliamo poter continuare a mantenere un blog superfluo e insensato. La nostra voce è anche la tua voce: MaiMaturo ha già problemi interni, perché internarlo?


ps. Forza Wiki!

martedì 4 ottobre 2011

LiberaMente - Cerco un Centro

Sono andato al centro D ... no, per evitare guai, userò un nome di fantasia, in modo che non sia riconoscibile: sono andato, dicevo, al centro Pianetics.
Salgo le scale, entro e:
- Permesso? Buongiorno!
- Oh, serena giornata a lei. Mi dica, in cosa posso esserle utile?
- Guardi, non mi sento a posto.
- Non si preoccupi, qui la aiuteremo a ristabilire il suo equilibrio. Mi segua. A proposito io sarò il suo tutor.
- No, mi scusi, allora ho sbagliato centro, non mi serve il CEPU.
- Ma no, è nel posto giusto, venga, si sieda. Ecco, è comodo? Sì? Benissimo. Innanzi tutto, il suo non sentirsi a posto potrebbe essere definito malessere esistenziale?
- No.
- Rifaccio la domanda: il suo non sentirsi a posto potrebbe essere definito malessere esistenziale?
- No.
- Rifaccio la domand ...
- Sì, adesso che ci penso, posso anche definirlo malessere esistenziale.
- Bene, siamo già a buon punto. Adesso, per favore, mi può spiegare cosa intende con malessere esistenziale?
- Uhm, guardi signor tutor ... ha presente un malessere? Ecco, lo immagini esistenziale.
- Ho capito perfettamente, grazie. E mi dica, ha un’idea, anche vaga, della causa del suo malessere?
- No. Aspetti un attimo, non penso sia attinente, però ieri ...
- Dica dica, tutto è attinente.
-  Ieri sera ho mangiato una pizza scaduta da tre anni.
- E perché l’ha mangiata, se era scaduta?
- Beh, perché a parte l’odore, il colore, il sapore, la consistenza e la muffa, sembrava buona.
- Capisco... vediamo di approfondire un po’. Entriamo nel problema.
- Nella pizza?
- No, la pizza è un falso problema. Ora la guiderò in un viaggio all’interno di se stesso.
- Mi scusi, ma lei da dove entra?
- Ma no, è un viaggio spirituale. Coraggio, faccia tre bei respiri.
- ... ... ...
- Si rilassi, altri tre bei respiri.
- ... ... ...
- Bene, adesso dovremmo essere entrati nel suo io profondo; si concentri e mi dica cosa vede.
- Nel mio me profondo vedo, vedo... pizza scaduta inchiodata sullo stomaco.
- No, no, guardi oltre la pizza, torni alla sua infanzia.
- Ah sì, ora vedo un grosso dolore, non posso avvicinarmi, fa male! Troppo male!!!
- Non si preoccupi, sono con lei.
- Sì, vedo mia madre, la sento che dice: ”Non prendere freddo”. E poi c'è un'altra presenza inquietante, vicino.
- Non si preoccupi, sono io.
- Chi, mia madre? Mia madre è lei??
- No, io sono l'altra presenza. Comunque mi è tutto chiaro: questo conflitto con la figura genitoriale non è ancora stato elaborato ed è la causa del suo malessere! Se ne ricordi e vedrà che incomincerà lentamente a migliorare. La seduta è finita, cinquecento euro, grazie.
- Grazie a lei, grazie al Centro e grazie al ...
- Come?
- No niente, arrivederci.

lunedì 3 ottobre 2011

DEFCON 4

Non riuscivo a stare tranquillo: i cerchi nelle piastrelle, i dolmen, le telefonate.
"Adesso prendo una bella tisana", ho pensato. Poi, aprendo il pensile in cucina, mi sono ricordato che sotto gli infusi avevo messo, tempo fa, un mio particolare ansiolitico: una valigetta nera contenente un paio di chiavi, alcuni codici e una pulsantiera. E ho capito che la tisana potevo evitarmela.
Basta cerchi, basta dolmen: finalmente si può abbassare il livello di allerta. E poi c'era quell'accompcoat2 da insabbiare ... 

(thanks to Agente K.)

domenica 2 ottobre 2011

DEFCON 2

I fenomeni inspiegabili continuano; stamattina ho trovato questi piccoli dolmen.
Certo il fatto è strano: ieri sera non c'erano.
Per di più, ho ricevuto varie telefonate, tutte con la medesima richiesta: "Vorremmo aspettare l’alba del solstizio d’inverno in casa sua". Dicono che, per quella data, arriveranno gli alieni.
Come posso dire di no: sono sempre stato ospitale. 
L'unico problema è lo spazio. Ho fatto un po' di conti: posso accogliere dieci adulti o quindici bambini oppure ventiquattro  pigmei o duemilacinquecento puffi o due troll di montagna oppure dodici elfi o trentotto gnomi. Un'unica raccomandazione: niente sacrifici umani.

sabato 1 ottobre 2011

DEFCON 3

Non voglio creare allarmismi, ma penso che gli alieni stiano per arrivare.
Stamattina ho trovato dei cerchi nelle piastrelle dell'ingresso.
Mio figlio giura che non è stato lui, mia moglie, quando li ha visti, è svenuta.
Io li ho sfiorati con la mano e mi si è illuminato l'indice

venerdì 30 settembre 2011

Emozioni, forti

Ho voluto vedere se, guidando a fari spenti nella notte, è poi tanto difficile morire.
Sono abituato, però, a calcolare bene i rischi; quindi ho fatto la prova di giorno, in bicicletta, con il fanale acceso, nel cortile.
Devo dire che è andata bene.
Domani proverò a prendere a pugni il primo scortese che incontrerò; ovviamente con le dovute cautele, del tipo: proprio pugni no, probabilmente lo prenderò in giro, ma sottovoce, e non subito; magari aspetterò di essere a casa, in camera mia, con le finestre ben chiuse.
Certo, poi arrivano di quelle botte di adrenalina che tengono sveglio tutta la notte.

mercoledì 28 settembre 2011

LiberaMente - OT vs FAQ

Ho appena accompagnato il bisnonno di mia moglie, Otello Tosco,  detto l’OT, dal fisioterapista perché deve fare riabilitazione all’anca.
Purtroppo ha avuto un brutto incidente, un mese fa, con la sua moto da trial.
Provava a impennare – in salotto perché in strada non può, ha ancora il foglio rosa – e il suo nipotino, Falco Quasimodo, detto il FAQ, di dieci mesi, gli ha tagliato la strada con il girello; Otello Tosco, detto l’OT, per non investirlo, è caduto.
Nessuno ha voluto firmare la constatazione amichevole, né l’OT né il FAQ, e così sono in causa.
Falco Quasimodo, detto il FAQ, ha deciso di difendersi da solo.
Mi ha confidato che imposterà la sua linea difensiva sul fatto che veniva da destra e che il suo girello, oltre a essere omologato CE, ha guadagnato le cinque stelle NCAP.
Spera anche nella clemenza della corte: le prime parole che ha detto, a due mesi, sono state: “Silenzio o faccio sgombrare l’aula!”.
Otello Tosco, detto l’OT, invece, ha preso contatto con la Signora Mirte, intima amica di un avvocato di grido, tale Perry Manson, detto Marilyn.
Il Manson avvocato Perry, detto Marilyn, ha però declinato l’invito perché, nelle aule di tribunale italiane, i crocifissi non si possono capovolgere.
La signora Mirte, che ha preso in simpatia Otello Tosco, detto l’OT, non si è persa d’animo: ha telefonato subito a un suo lontano parente, che conosce un tale, che a scuola era vicino di banco di una ragazza, che è stata sposata con il custode di un'azienda, dove lavorava regolarmente un clandestino, che una volta, a un semaforo, aveva visto un vigile litigare con un avvocato.
L’udienza è stata fissata per il mese prossimo e io sono il testimone chiave di entrambi.

martedì 27 settembre 2011

Autostima a mille

Ho appena finito di ascoltare una bella canzone di Roberto Vecchioni, che consiglio a tutti: si intitola A.R. (Arthur Rimbaud: il testo lo trovate  nella sezione musicale del blog  "Atmosfere").
Il verso " ... Ribaltare le parole, invertire il senso fino allo sputo..." mi ha sempre fatto pensare.
Evoca, in me, l'ansia, il tormento di un poeta votato alla ricerca spasmodica di un'alternativa impossibile.
Adesso, che c'ho il mio bel blog, e scrivo, mi rendo conto di essere molto fortunato: rileggendo alcuni miei post, arrivo direttamente allo sputo, senza ribaltare o invertire alcunchè. Senza ansia nè spasmi.

lunedì 26 settembre 2011

L'er metico

Oggi mi sento poeta.
Ho avuto un guizzo d'ispirazione e ho composto una poesia, che  trovo bellissima, ispirandomi ai maestri dell'ermetismo.
Bando alle ciance, eccola.
 
SOLE

Sole
sui banchi del mercato.
Afa, vocii

e colori
non coprono
l’eterno abbaglio.

Penso di proporla a qualche illustre critico letterario; sono quasi sicuro che riempirà fogli di analisi appassionate.
Il non senso dell'esistenza, il vuoto sempre presente e che traspare anche nella confusione di un mercato rionale.
E l’ambiguità dell’accento acuto o grave nel titolo ... altre pagine di commenti entusiastici.

sabato 24 settembre 2011

Dimentica, dimentica

Vi ricordate Dory? La pesciolina amica di Nemo, quella smemorata ... massì, il pesce chirurgo con la pinna gialla! (o era un tonno? Ah sì, era un tonno.) 
Dory, quella della canzoncina “zitto e nuota”, che accompagna Nemo fino a Sidney ... ve la ricordate? Io no.
Perché anch’io non ho memoria. Come Dory: mi ricordo benissimo.
Mi capita di ripetere le frasi, di dimenticarmi i nomi, di dimenticarmi i nomi, di ripetere le frasi.
Non riconosco le persone. Spesso confondo le mie colleghe con mia moglie; non mi capita con tutte, solo con quelle belle e giovani. E questo mi dà speranza, sulla malattia intendo.
Poi dimentico quasi sempre, dove sistemo le cose. Per dire, ieri ho appoggiato la mia bicicletta - supertecnologica, 3000 euro - al muretto davanti a casa mia e oggi non c’è più e non riesco a ricordare dove l’ho messa.
Ci sono volte in cui dimentico addirittura il motivo per cui mi comporto in determinati modi; ad esempio non riesco a ricordare perché ho nascosto la mia macchina, nuova fiammante, di gran lusso, in un capannone sotto un telo pur avendo il garage.
In più, mi perdo per strada. 

Io termino il lavoro alle cinque del pomeriggio, eppure, una settimana fa, sono rientrato in casa solo all’una di notte.
Nella mia casa, perché prima, sbagliandomi, sono entrato in altre quattro. Gli effettivi padroni non sono stati contenti; però hanno compreso la mia patologia e mi hanno accompagnato alla porta gentilmente, a legnate. In compenso ho dovuto riconsegnare tutti i soldi che avevo erroneamente prelevato, convinto fossero i miei.
Il dramma, comunque, è che mi attribuiscono azioni che proprio non riesco a richiamare alla memoria. Neppure se me le ricordano con foto o filmati. Cancellate per sempre, mai esistite nè accadute.

Mi succede, soprattutto, con i libri che dicono di avermi prestato.
Una volta anche con un impianto stereo: un mio caro amico insiste a dire che ce l’ho io, ma mente. E’ ovvio che menta, perché l’impianto in questione é installato sulla sua Ferrari, che lui non trova più, ma che, per quel che ricordo io, non ha mai avuto. Ha voluto controllare anche nel mio garage, ma era ovviamente vuoto.

giovedì 22 settembre 2011

Certi giorni

Capita anche a me (no, non di pensare che al di là del mare; cioè sì, ogni tanto lo penso, ma adesso non mi riferisco a questo), capita anche a me, dicevo, di essere nervoso, ogni tanto. Anche agitato; o nervoso e agitato, qualche volta perfino preoccupato; oppure nervoso e agitato e preoccupato, o solo nervoso e preoccupato, o preoccupato e agitato.
In quei momenti (quelli in cui sono nervoso, o agitato, o  preoccupato, o ... non sono sicuro di essere chiaro) in quei momenti, dicevo, mi parte una tremarella micidiale alle mani, soprattutto alla sinistra.
La cosa un po’ mi limita, essendo mancino. 

Mancino e nervoso. Anche mancino e agitato; preoccupato, agitato, mancino e nervoso.
Nei momenti di cui sopra, sbaglio nel battere i tasti sulla tastiera e se devo infilare una chiave nella serratura mi ci vuole un po’ di tempo; stessa fatica con spine e prese ... insomma, una sofferenza.
Mia moglie, invece, è contenta.

In quei giorni, (sì, sì, proprio quelli in cui sono agitato, mancino, preoccupato, nervoso oppure ..., insomma, quelli della tremarella), in quei giorni, dicevo, sono utilissimo in cucina: faccio una maionese da urlo e le uova strapazzate riescono benissimo.
Per non parlare di come metto il formaggio grattugiato sulla pasta, o di come scuoto la tovaglia.

Insomma, c'ho il mio perchè anche in quei giorni. Come quali giorni?  Massì, quelli in cui ...

mercoledì 21 settembre 2011

Il Lider del tiim

Che meraviglia! Ieri pomeriggio, in ufficio, sono stato promosso, per meriti lavorativi.
Finalmente i capi si sono accorti delle mie indiscutibili doti di Team Leader (così mi hanno chiamato) e mi hanno nominato responsabile di un gruppo di lavoro.
"Dal team al vertice, sono un grande!" ho pensato, cercando, invano,  di mantenere un certo aplomb.
Il mio nuovo compito sarà quello di coordinare, organizzare e controllare il lavoro del gruppo, definendo obiettivi e strategie; inoltre sarò in continuo contatto con le alte sfere: i Dirigenti Dallo Stipendio Di Giada.
Come se non bastasse, sarò anche responsabile di tutti gli aspetti legati alla sicurezza e al benessere, sul posto di lavoro, dei miei collaboratori.
Nuove sfide, grandi responsabilità; bene! Sono pronto!
"Certo", mi hanno detto, "non potrà più compiere le mansioni precedenti, per le quali le era riconosciuto un benefit economico".

Quindi, alla promozione ha fatto seguito, automaticamente, una diminuzione dello stipendio.
Sono soddisfazioni.

martedì 20 settembre 2011

Ah...nonimo

"Ma che cos'è??
NON fa ridere e scrvi anche male"
(cit.)

Caro Anonimo, ho pensato parecchio come comportarmi con il tuo commento - posso darti del tu, vero? farne tesoro, ignorarlo oppure cancellarlo. 

Poi mi sono detto: "Questo Anonimo si è preso la briga di farmi sapere la sua opinione: merita un cenno".
Non ti piace quello che scrivo? Che posso dire, nulla. Chi meglio di te sa cosa ti fa ridere e cosa ti dà fastidio? Ci tieni a farmelo sapere? Bene.
Scrivo male... mhhh ... però neppure tu scherzi; dai su, sto nel mucchio.
Chiudo citando un saggio, che scrive benissimo e per di più canta.

E' la conclusione di una canzone, L'Avvelenata, di Francesco Guccini: esprime, in modo impeccabile, il mio atteggiamento verso ogni cosa che faccio, blog compreso.
Ma se io avessi previsto tutto questo, dati causa e pretesto,

forse farei lo stesso,
mi piace far canzoni e bere vino, mi piace far casino, 

poi sono nato fesso
e quindi tiro avanti e non mi svesto 

dei panni che son solito portare:
ho tante cose ancora da raccontare 

per chi vuole ascoltare...
Oddio, volendo potevo risparmiare tempo e citare il titolo di una vecchia canzone di Masini.

lunedì 19 settembre 2011

LiberaMente - Io e la Mirte.

Ieri la signora Mirte, mia vicina di casa, ha compiuto centoquattro anni.
Come regalo di compleanno mi ha chiesto di diventare il suo Toy boy; non subito, però: prima deve lasciarsi con il suo attuale ragazzo, un nobile russo, cugino alla lontana dei fratelli Karamazov.
Si lasciano, mi ha confidato, perché quando lui nomina i suoi famosi parenti, lei scoppia a ridere, soprattutto quando cita Smerdjakov.
A me non dà neanche fastidio aspettare; le ho detto che ho l’agenda piena e, facendo i salti mortali, posso liberarmi verso la fine di gennaio 2015. A patto che mi porti con lei a Cortina.
La Mirte si è un po’ risentita; mi ha detto che deve pensarci un attimo: quelli che fanno troppo i preziosi non le garbano molto.
Comunque la settimana l’ha opzionata.

domenica 18 settembre 2011

Informazione preventiva

Sto per iniziare una settimana tosta, mentalmente pesantissima. E non sono in forma.
Sì, forse non lo sono mai stato - in forma, intendo - però, adesso, mi sento più a terra del solito. Il clima, poi, non aiuta. Neppure la salute (niente di grave, solo una discreta quantità di fastidi).
Mi conosco, lo so come sono; quando si verificano queste congiunture astrali negative, la mia testa va in tilt, i neuroni collaudano nuove connessioni e i pensieri seguono traiettorie sconcertanti, bizzarre.

La mia solita, rassicurante logica abdica a favore dell'anarchia, dell'irrazionale.
Avete presente quei giochi, che si facevano da piccoli, in cui bisognava trovare una parola che avesse qualche legame con quella detta appena prima: montagna, ...neve, ...bianca, ...bernie, ...topo, ...gatto, ...stivali ...? Nessuno pretendeva che il tutto avesse un senso e formasse un concetto; ogni termine viveva in quanto emanazione del precedente e spariva nel successivo. Stop.
Q
ualcosa di molto simile succede nella mia testa, durante questi frangenti; quasi ogni pensiero genera il successivo solo in base ad assonanze, a ricordi, a sensazioni.
Incomincio a esprimere un concetto e inciampo su una parola che mi richiama, chessò,  una canzone; "ah, l'ho sentita a...", penso, e l'attenzione si sposta sul luogo, la memoria torna a quel momento, ricordo il clima, le emozioni e così via.

Un esempio: tempo fa, in ufficio: “Ho trovato un modo per risolvere il problema”, inizio, “senza aspettare il miracolo”. E, dentro di me, “miracolo... spettacolo... il più grande spettacolo dopo il big bang... big ben... a me non è mai piaciuto quell’orologione...” e così via, alla deriva, sempre più lontano dal discorso originale.
Cedo il timone all’inconscio, che ha le sue ragioni, che la ragione non comprende.

Chi mi conosce, sa di queste acrobazie mentali e le tollera.
E voi, affezionati lettori, siate gentili, abbiate pazienza se, nel blog, dovessero apparire insensatezze; io sono così (...e ho voglia di volare, mentre dico che ti avrò. E ti avrò...).

Oppure, come si diceva una volta, cambiate canale (canale...  Barale... chissà che fine ha fatto...).