sabato 27 agosto 2011

Quelli che (Jannacci, scusa)

Quelli che “per risparmiare bisognerebbe andare a mangiare nei fast food”
quelli che il food è talmente fast che riescono a prenderlo un giorno sì e tre no;

quelli che “ho il cuore che gronda sangue”
ma il sangue non è il suo, e neanche il cuore;

quelli che grondano sangue, ma non solo dal cuore;

quelli che “ma come faccio a vivere con 4000 euro al mese”
quelli che con 4000 euro ci devono campare sei mesi;

quelli che “noi parlamentari guadagniamo tanto, ma c'abbiamo tante responsabilità”;

quelli che gli comprano la casa a loro insaputa
quelli che, a loro insaputa, la casa la perdono.

mercoledì 24 agosto 2011

Come le scatole cinesi

Stanotte ho fatto un sogno. Forse.
Nel sogno mi trovo in montagna e ho appena terminato un’escursione lunga ed impegnativa. Sono  vicino a un bel laghetto di acqua limpida, circondato da prati verdi pieni di fiori. Mi sento stanchissimo, completamente in riserva e così decido di coricarmi - testa appoggiata allo zaino e cappello sugli occhi - e senza volerlo mi  addormento. E sogno. Sono in un bar, luci soffuse, ottima musica in sottofondo. Sto giocando a carte, briscola, con alcuni amici. Ho carte orrende e sto aspettando che qualcuno si distragga per cercare di aiutare la fortuna, barando. “Ecco il momento... ora!” cambio una carta e BAM!! una botta micidiale da parte del giocatore alla mia destra. Cado a terra e “Da che sono coricato, quasi quasi dormo” mi dico. E sogno.
Sono in un ufficio. Il mio solito ufficio ma con colori diversi alle pareti ed affacciato su un bellissimo laghetto alpino. Sono inseguito dal mio superiore che tenta in tutti i modi di consegnarmi un aumento di stipendio ma  io, per qualche motivo, non ne voglio sapere.
Scappa e scappa, arrivo in una stanza e mi chiudo dentro. Cercano di stanarmi con il gas. “Devono volermi proprio bene” penso coricandomi a terra. Intanto il gas soporifero comincia a fare effetto. Mi addormento. E sogno.
Mi trovo in una valle alpina, vicino ad un laghetto, intento a pescare. Di fianco a me c’è un tizio che dorme, mi sembra di conoscerlo. Ha un cappello sugli occhi ed un mazzo di carte appoggiato di fianco.
Mi sveglio. Mi riprendo dalla botta, sacrosanta, ma non ho più voglia di giocare a carte. Saluto e vado a letto. Crollo sul letto sfinito ed ancora vestito. E sogno.
Eccomi in volo sopra Cuzco. Sto guardando i lavori di costruzione dei templi. Gli Incas mi vedono e, scambiandomi per una divinità, prima cercano di abbattermi con arco e frecce, poi, sconsolati, decidono di rappresentarmi in un bassorilievo. Ma l’aereo improvvisamente si blocca, forse qualche freccia è arrivata al bersaglio, il motore non risponde, precipito... 
Apro gli occhi di scatto e vedo una scrivania. Di fianco c'è il mio capoufficio; è riuscito ad entrare e mi ha consegnato l’aumento, oltre ad una medaglia. 
No”, penso, “E' un sogno. Ora mi sveglio”.  Ma non so come fare.  “E adesso?”.
Un sussulto, quasi una scossa. 
Mi trovo seduto sul letto. Guardo intorno a me cercando di riconoscere gli oggetti consueti e reali della mia camera. "E' finito l'incubo? Sono davvero sveglio?” penso con un po' di angoscia.
Mi alzo confuso. 
Apro la porta della camera da letto con cautela, quasi trattenendo il fiato. Temo di trovare, al piano di sotto, gli amici che mi aspettano per finire la partita a carte.

venerdì 19 agosto 2011

Altre prospettive

Ieri sera ho fatto lo zio.
Con mio nipote, di 7 anni, siamo andati in bicicletta nelle vie del paese, alla ricerca di giardini e cortili in cui poter vedere le statue dei nanetti.
Questa ricerca aveva qualcosa di magico, trasfigurava il paese rendendolo simile ad un villaggio fantastico, mitico, in cui ogni angolo, ogni inferriata, ogni siepe poteva nascondere altri  mondi, di fiaba.
Arriviamo nei pressi di una bella villa, sbirciamo nel giardino ed eccoli lì, quattro bei nanetti in cerchio intorno ad una fontanella.
Mio nipote è entusiasta, “Megabelli! Ma cosa fanno, la guardia alla fontana?
Certo!” rispondo “quella secondo me è una fontana molto rara. Guarda lì, in alto, sopra il cancello. Vedi che i padroni hanno messo le telecamere? Vogliono sapere chi ci va a bere.
E lui “Ma quelle telecamere vedono quelli che stanno fuori e anche quelli che passano?
Sicuro!
Che signore superfortunato" mi dice "potrà vedere in faccia Santa Lucia, quando arriverà con i regali!

martedì 16 agosto 2011

Dentro e fuori

"Oggi mi sento Montalbano".
Così ho pensato appena sveglio.
Deciso, duro, sicuro di me, pronto a risolvere qualsiasi problema, ad attraversare lo Stretto di Messina a nuoto, a conquistare ragazze, donne, vedove, a mandare a quel paese l’autorità costituita.
Poi sono andato in sala e mi sono fermato davanti allo specchio.
Oggi mi sento Montalbano, dentro. Fuori molto più Catarella.

sabato 13 agosto 2011

Parole, parole, parole

Certe parole hanno una grazia particolare.
Il loro suono mi affascina e, come le sirene di Ulisse, m’incatena. Ogni tanto affiorano nella mia mente e sembra che chiedano di essere usate; allora io le accontento, le uso, ne abuso.
Oggi, ad esempio, è il giorno del “millanto”.
Continuo a ripeterlo, lo declino in tutte le forme, lecite e sbagliate, in tutti i contesti possibili, soprattutto  improbabili.
Non per millantare, ma ....” oppure “Ciao,  ma cosa vorresti millantare con quest’atteggiamento?”, “Ehilà, cosa mi millanti oggi?”,  “Ma che me stai a millantà?
Una parola alla quale però sono particolarmente legato è “basito”. Mi piace, ha un bel suono, un gusto speciale.
Appena posso, la uso. “Sono basito!”, “Ha visto? Si è basita anche lei?”; oppure azzardo un  “Non so più che dire, basisco e mi adeguo”.
Lo stesso mi capita con certi modi di dire.
Un paio di giorni fa ero rimasto ancorato alla frase “nel mio piccolo”. Ed allora, vai...”Nel mio piccolo, sono le otto e un quarto”, “Tu, nel tuo piccolo, cosa ne pensi?”, “Secondo me è meglio se, nel nostro piccolo, andiamo in macchina”, “Non potete pensarci voi, nel vostro piccolo?”.
E, nel mio piccolo, senza millantare alcunchè, scrivo, sperando di non basire nessuno.

mercoledì 10 agosto 2011

I misteri dell'universo

Da un po' di tempo mi sento incompleto, avverto la mancanza di un qualcosa d'importante.
C'è una domanda che mi assilla, che mi toglie il sonno, la fame, il freddo, il caldo.
Ci penso, ci ripenso, leggo, studio ma nulla, non riesco a trovare risposta.
Perchè il cielo è leggero, però non è vuoto?
Perchè? Come mai?
Ormai sfinito, ho fatto tacere il mio orgoglio ed ho deciso di parlarne con una mia amica; lei, in quanto donna, lo sa.
Mi ha risposto che il cielo è pieno di cose leggere.
Perplesso, le ho fatto presente che il cielo è enorme, neanche sanno se è finito...
"Allora è pienissimo di cose leggerissime". E con questa verità, per lei lapalissiana, ha considerato terminato il dibattito.
Ora sono finalmente più tranquillo. Ora so!

domenica 7 agosto 2011

C'è sempre qualcuno più in gamba.

Vado volentieri al supermercato, mi dà sempre una certa soddisfazione arrivare alla cassa dopo aver fatto tutto il circuito tra gli scaffali, evitato persone, doppiato carrelli e, tra un sorpasso e l'altro, fatto la spesa.
Ieri, però, il solito piacere è stato accresciuto da un fatto sorprendente.
Arrivo alla cassa, mi metto in coda e conto i carrelli che mi precedono: cinque carrelli belli pieni.
Ipotizzo un'attesa di 10-15 minuti e, quindi, decido per l'inserimento del pilota automatico (sguardo fisso nel vuoto, occhio spento ma non troppo, controllo dell'allineamento del carrello con quello davanti).
Ed ecco il bello della vita, l'inaspettato, l'imprevisto capace di dare un nuovo senso alla giornata.
Mi si avvicina un bambino, di circa 8-10-12-14 anni - non sono mai stato bravo ad attribuire l’età alle persone, tendo a dire sempre 22 anni, ma questo era decisamente troppo piccolo per la mia età standard - mi si avvicina e “Signore, mi fa passare davanti?” dice con uno sguardo innocentissimo, mostrandomi che aveva solo due lattine di coca-cola.
Non so cosa scatti nella mia testa, in certi momenti: “Io non sono un signore, sono un pirata e, come certamente saprai, i pirati non fanno piaceri a nessuno”.
Lui mi guarda come se avessi fatto un'affermazione perfettamente logica e plausibile e: “Sono un pirata anch’io” mi risponde sorridendo.
Allora"   dico "dobbiamo sfidarci a duello. Chi vince passa davanti all’altro”.
Intanto la fila prosegue e la gente inizia ad osservarci (secondo me, alla parola “duello” qualcuno già stava scommettendo).
Lo guardo:“Scegli tu l’arma”.
Lui, senza esitare:“Ti sfido a biglie, sulla sabbia”.
Inutile, era più in gamba di me. Ho ceduto.
"Non posso giocare a biglie, ho le mani di legno e gli occhi di vetro, quindi mi arrendo, hai vinto tu. Passa pure”.
Tutto fiero e impettito il bambino ha preso il suo meritato posto nella fila, giusto davanti a me.
Domani però vado a lezione di biglie, sulla sabbia.

giovedì 4 agosto 2011

Tra il dire e il fare

"Vieni al bar con me? Ti offro un caffè" ho detto al mio amico e collega di ufficio.
"No grazie, non prendo mai nulla a stomaco vuoto" mi ha risposto.
Io penso che certe teorie, se davvero le applichi, prima o poi ti fregano.

lunedì 1 agosto 2011

Il Natale dentro

Sulla mia scrivania, in ufficio, c'è un albero di Natale.
Piccolino, bello, con tutte le sue cosine al posto giusto: palloncini, candeline (finte) e stella cometa in cima.
Me l'hanno regalato nel 2006 e da allora è sempre stato lì, sulla mia scrivania, tutti i santi giorni.
Quando arrivo in ufficio, lo vedo e mi si scalda il cuore.
Certo, qualche volta guardo con la coda dell'occhio fuori dalla finestra e mi spiace un po' se non sta nevicando.