mercoledì 30 novembre 2011

Non è la stessa cosa - 2

Coraggio, è l'ultima puntata.
Dove ero arrivato con il racconto? Ah sì, ero sotto al portico, all'altezza della farmacia ...

lunedì 28 novembre 2011

Non è la stessa cosa - 1

Finalmente il sole, dopo giornate di nebbia e freddo.
Non voglio ritornare subito a casa. Dopo otto ore al chiuso, ho bisogno di un po’ d’aria e di luce. Così incomincio a camminare, senza una meta precisa; una ventina di minuti e mi ritrovo nel quartiere dove sono cresciuto: una zona centrale, di case vecchie.


venerdì 25 novembre 2011

Il fato turchino

Ancora nebbia. Nebbia e freddo. Nebbia, freddo e smog.
Fino a qualche anno fa, tutto questo biancore aveva il suo fascino ma adesso, nella val Padana, la nebbia è un aerosol di smog e polveri.

mercoledì 23 novembre 2011

Pelo sullo stomaco

Ho ritrovato una fotografia in cui sono immortalato con il mio gruppo di amici del liceo - secolo scorso, fine anni '70. Una ventina di baldi giovani, tutti belli e pieni di capelli, accidenti all'età.
Sul retro della foto ci sono i nomi: Oloferne, Olimpia, Torquato, Assurbanipal ... ah già, quasi dimenticavo di dirvelo, questi sono nomi di fantasia; devo mascherare le vere identità.
Tutti con il loro nome, dicevo, tranne uno.
Alto, magrissimo, capelli lunghi, vestito in jeans e maglietta nera degli Iron Maiden. Non mi risulta che avesse un nome; lo chiamavamo
Veleno, per la sua abilità nel mangiare qualunque cosa, senza  risentirne. Una capacità rara, la sua: una miscela di incoscienza e coraggio aiutata da uno stomaco di ferro.
Ovvio, non si esibiva gratis e, come ogni vero artista, si faceva pagare.
Aveva pure il suo tariffario: cinquecento lire per ingoiare uno scarafaggio, duemila per mangiare un ragno medio-grosso, mille se il ragno non era peloso.

Dopo ogni performace, per festeggiare o forse per pulirsi la bocca, investiva i soldi appena guadagnati in birra e gassosa.

lunedì 21 novembre 2011

Sette metri in trenta minuti

Ogni benedetta sera c'è il rito della messa a riposo del figlio.
“Figlio, è ora” 
“No, ancora cinque minuti”
“Vai che sono già le dieci e mezzo”
“Posso andare a letto alle dieci e trentatré?”. L’orario, proposto in alternativa, varia in base al mio tono di voce; al pacato rilancia di dieci-quindici minuti, al perentorio di tre-cinque.
“Adesso fila a letto!”

“Vado, vado. Che palle!”
E qui si inserisce il "fattore zaino".

Caso uno: zaino non pronto. “Lo sai che devi prepararlo subito dopo cena. Fila a farlo che se vengo, ti ribalto”. Il ragazzo parte e guadagna altri cinque minuti di veglia.
Caso due: zaino pronto. Il ragazzo guadagna comunque cinque minuti, tergiversando, ma  almeno non mi altero.
"Ci siamo quasi" penso. 

“Mi accompagni?”, chiede.
“Andiamo dai!”
Arriviamo nella stanza: indossa, con calma, il pigiama e si mette a letto. “Strano”, penso. Infatti: “Non mi sono lavato i denti!” esclama, rammaricato per la dimenticanza. La mia parte zen assume il comando: ”Vai, caro(gna), a lavarti i denti”. “Prima che te li butti giù io!” - questa è la mia parte dark, che non ha diritto di parola.
Dopo un po’ torna e si corica.
“Ciao bello, buonanotte”

Due giri nel letto e “Non ho salutato la mamma... ”
La mia pressione ormai è fuori scala, lo zen sta per essere preso a morsi dal dark. Nonostante tutto riesco a pronunciare un serafico “Vai a salutarla”. Si rialza, va in soggiorno e saluta la mamma. Si erano già abbracciati venti minuti prima, nella parte iniziale del gioco, ma tant’è.
Torna in stanza e si sdraia; però a terra, sul tappeto. Ridendo se ne esce con un ” Dormo qui”. 

Per controllare l'anima dark - ormai padrona del campo - mi mordo la lingua: “Pferchfè fnon fvafi a leftto?”. 
“Il letto cigola troppo”, risponde pacifico e beato. 
“Figlio, adesso, se non fili sotto le coperte, ti metto una mano in bocca e ti tiro fuori la gamba!”. Convinto più dalla scomodità del pavimento che dalla trita minaccia, abbandona il tappeto. Finalmente è orizzontale, a letto.
Lo saluto e me ne vado. Mi concede il tempo di fare tre passi e poi “Papà! Mi son dimenticato di bere!”. Con la bava alla bocca - sarà per la lingua morsicata - e la pressione alle stelle mi trascino in cucina, prendo la bottiglia dell’acqua e disseto l’assetato.
“Buonanotte papà”. 

“Ciao meraviglioso, dormi bene.”
Trenta minuti estenuanti. Ma non li cambierei con nient'altro.

sabato 19 novembre 2011

L'alternativo

Notte 
Ascolto rock
non seguo i link
fatto di crack 
non conto i drink


Giorno

Calmo e buono
non cerco fama
spesso mi prono
non sento brama

giovedì 17 novembre 2011

Un'occasione persa

Con vivo e vibrante rammarico devo segnalare il primo errore del  neo presidente del Consiglio, on. prof. Monti.
Non un errore lieve; questa cantonata avrà gravi ripercussioni sul futuro politico-economico del paese.
Voleva un governo tecnico; ha lavorato sodo, combattuto, resistito alle pressioni eppure ... il super-esperto più super che abbiamo in Italia non è stato nominato ministro.
Neppure senza portafoglio; senza una telefonata di scuse, un pizzino, una giustificazione, anche falsa.
Leggete un estratto dal curriculum vitae di questo “trombato eccellentissimo” e ditemi se non ho ragione a indignarmi:
“Negli anni Ottanta e Novanta ha collaborato, in qualità di consigliere economico, con i governi Craxi, Amato e Ciampi.
Dal 1985 al 1989 ha ricoperto la carica di Vicepresidente del Comitato Manodopera e Affari Sociali dell’OCDE (Parigi). Dal 1983 al 1987 è stato responsabile, presso il Ministero del Lavoro, di tutte le strategie per l’occupazione e la politica dei redditi.
 Nel 1989 ha fondato l’EALE (European Association of Labour Economist), di cui è stato il primo presidente.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto molteplici riconoscimenti: nel 1988 il Premio Saint Vincent per l’economia, nel 1992 il Premio Tarantelli per la migliore opera di economia del lavoro, nel 1994 il Premio Scanno per la migliore opera di relazioni industriali, nel 2000 il Premio Internazionale Rodolfo Valentino per l’economia, la finanza e la comunicazione.”

E, se non fosse stato per il suo amore per la politica, avrebbe anche vinto il Nobel per l’economia.
Chi è? Ma è chiarissimo, lo conoscete tutti, per fama e simpatia:


(fonte: http://www.indebitati.it/)

è quello nella foto, al centro tra i due.
Riconoscete la faccia ma vi sfugge il nome? Imperdonabile! Vabbè, ve lo dico io, però come nei migliori quiz (e anche nei peggiori) la soluzione è capovolta:



martedì 15 novembre 2011

Di nebbie e di dolori

Ci sono giorni che consigliano di raccogliersi intorno a un camino acceso, con i propri cari; oggi, ad esempio: un pomeriggio grigio, nebbioso e freddo.
Mio figlio aveva già finito i compiti e stava giocando, io non sapevo se guardare RealTime o fissare la parete e mia moglie stava impazzendo con un gioco del DS; così ho proposto di andare a trovare la nonna, quella che ha la fortuna di vivere in campagna.
Idea raccolta con entusiasmo, perché “andare dalla nonna” vuol dire, anche, far scorta di caramelle, cioccolatini e panini imbottiti.
Dieci minuti di automobile e siamo arrivati: “Ma guarda che sorpresa!” dice e subito ci fa accomodare in soggiorno, vicino alla stufa a legna - ha ancora il riscaldamento di una volta: stufa che scalda i locali dove si vive e stanze da letto al freddo.
La cara signora è una fonte inesauribile di rapporti sul circondario: “Il tale si è separato, la tal altra è scappata in Brasile, il tizio ha il parrucchino”.
Il suo punto di forza, però, sono i racconti di quello che ha vissuto.
E’ sufficiente una frase che le faccia vibrare, per simpatia, un suo ricordo e via: inizia il viaggio nel tempo.
“Come sta? Le è passata la tosse?”

Mi ha risposto che era appena andata dal medico per vaccinarsi contro l'influenza e poi ...
“Quand’ero giovane non c’erano tutte queste cure e le persone si arrangiavano come potevano. E noi eravamo ancora fortunati!
Il papà del nonno (suo marito -ndr-) mi raccontava che, quand’era ragazzo, c’era stata l’epidemia di spagnola, la Grande Influenza.
E lì, o si guariva o si moriva; gli unici rimedi erano: brodo caldo, pezze fredde sulla fronte, preghiere e riposo.
La famiglia del nonno era contadina e, a quell’epoca, i contadini vivevano nella cascina insieme ai padroni.
Purtroppo l’influenza si portò via l’unica figlia della padrona.
Il dolore le accecò il cuore; vedeva le altre ragazze della cascina, sane e in salute, e provava una rabbia furibonda: “Perché la mia bambina e non loro? Perché? Non è giusto!!!” urlava, tra le lacrime.
La rabbia non si trasformò in rassegnazione; mise radici e le avvelenò il sangue e l’animo.
Vedere le tre bambine, allegre, giocose e soprattutto vive, le ricordava continuamente come sarebbe potuta essere sua figlia.
“Quel vestito starebbe benissimo alla mia bambina; mia figlia sì che era brava a saltare alla corda; lasciate stare quel giocattolo, era della mia piccolina!”
I mesi passavano, la situazione peggiorava e nessuno osava affrontare la padrona.
Alla fine, la famiglia con le tre bambine se n’è dovuta andare: ha traslocato in un’altra cascina”.
Intanto che ascoltavo il racconto, mi tornavano in mente alcune atmosfere del film “L’albero degli zoccoli”: la nebbia, l’aridità di certi cuori, la scena in cui i contadini, cacciati dal padrone, caricano il carro e se ne vanno.

lunedì 14 novembre 2011

Consigli per gli acquisti

Non chiedetemi come ho fatto, nè quali agganci ho con le alte sfere; sono riuscito a entrare in possesso di una lista di "desiderata" che, si mormora, l'ex premier (prima uscente, ora uscito) avrebbe fatto trovare a Monti, all'interno di un biscottino della fortuna, giusto stamattina.
Contiene un elenco di cariche pubbliche - invero marginali -  da assegnare ad alcune persone, competenti e gradite al PdL.
Nel bigliettino si auspica che il prof. Monti tenga questi suggerimenti disinteressati nella giusta considerazione. 
E sul fatto che vengano tenuti nella giusta considerazione sono d'accordo anch'io.

Affari esteri: Lavitola dr. Walter
Giustizia: Er Pelliccia
Difesa: Cordell ranger Walker
Economia e finanze: Dario cav. Mora (solo in ora d’aria)
Lavoro e politiche sociali: Emanuele Umberto Reza Ciro René Maria Filiberto di Savoia (solo in pausa ballo)
Salute: Nicole dr.ssa ig. dent. Minetti
Istruzione, università e ricerca: Bossi sig. Renzo
Beni e attività culturali: Mariano cant. Apicella


Ah già: "Ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".
E poi: "Questa chicca è frutto di sola fantasia"
E, se non fosse ancora chiaro: "Non sono stato io! E' stato il mio amico, immaginario e comunista"

domenica 13 novembre 2011

Si volta pagina

Ho letto che Berlusconi, appena prima di dimettersi, ha chiesto di nominare guardasigilli Augusta Iannini, mogli edi Bruno Vespa; Monti ha cortesemente rifiutato.
Mi sembra un ottimo inizio.

sabato 12 novembre 2011

Cinico #1 - Toccato il fondo, si scava

Qualche sera fa ho guardato un bellissimo programma televisivo dal titolo "Malattie imbarazzanti".
I protagonisti sono tre dottori affamati di pazienti, che girano il mondo alla ricerca di persone con disturbi fastidiosi e, appunto, imbarazzanti.
Cercano malati che non riescono a parlare, del disturbo che li perseguita, con il proprio medico e che, invece, ritrovano la parlantina davanti alle telecamere.
Il campo d’intervento dell'equipe sanitaria è vastissimo: si va dalla specializzazione in prolassi rettali all’esperienza decennale in malformazioni genitali.
A mio modesto parere il programma - già bello - potrebbe essere però migliorato, seguendo gli stili del momento.
Dato che ormai tutto è competizione - cantanti, cuochi, bambini prodigio, ginnaste - perché non introdurre una bella gara anche in questo show?
Butto lì qualche idea: le emorroidi più estese, il gozzo maggiormente prominente.
Oppure, per rendere il tutto più spettacolare, si potrebbero proporre ai volontari prove di abilità.

Ad esempio: si lasciano alcune persone - sofferenti di diarrea cronica e, possibilmente, balbuzienti - in una città a loro sconosciuta, dove si parla solo aramaico. Poi, con le telecamere, si seguono le loro vicissitudini alla ricerca dell'unico wc funzionante.
Il primo, che riesce a trovarlo e usarlo, vince una cura gratuita e risolutiva, gentilmente offerta dal team medico.
Tutto questo nel nome di una corretta informazione medico-scientifica: non c'è neppure bisogno di scriverlo.



giovedì 10 novembre 2011

Càpita

Càpita di uscire in strada, dopo una giornata di vento, e vedere il viale foderato di foglie gialle.
Càpita di perdersi in tutto quel colore, che magari si accompagna benissimo al rosso-arancio del tramonto.
Càpita di respirare quei colori, sentirsi più leggero e camminare beato sul tappeto di foglie.
Càpita di scivolare e accorgersi che per quanto giallo ci sia, l’unica tinta che resta attaccata ai vestiti è un nero viscido e melmoso.
Càpita di vedere un gruppo di ragazzi ridere del capitombolo.
Càpita di diventare rosso,
con i vestiti neri, sul tappeto giallo in un tramonto violetto.

mercoledì 9 novembre 2011

Squola

Che mio figlio, in una ricerca di geografia, scriva “lamponia” invece di “Lapponia”, posso capirlo: ha trascritto in bella copia poco prima di cena e la fame fa questi scherzi.
Ma che la professoressa corregga “lamponia” in “Lamponia”, mette un po' in crisi le mie certezze, non solo quelle geografiche.

martedì 8 novembre 2011

Lezioni di Economia

Mio figlio è appassionato di videogame; ne ha parecchi e, dipendesse da lui, passerebbe i pomeriggi inchiodato al DS.
Anche i suoi tre cugini condividono lo stesso interesse: quando s’incontrano, si siedono sul divano e giocano tra loro, ognuno con la propria consolle.

A dir la verità, in passato ero abbastanza prevenuto riguardo ai videogame; la modalità multiplayer, però, ha fatto piazza pulita delle mie remore: in fin dei conti i ragazzi socializzano e si divertono insieme.
Ogni tanto, i giovani mi chiedono di accompagnarli a vedere le ultime novità: io li porto in un negozio specializzato, mi metto in disparte e aspetto che scelgano.

Le uniche regole che ho imposto sono: individuare, al massimo, due giochi a testa e cambiare, spesso, negozio.
E’ bellissimo osservarli girare tra gli scaffali, con gli occhi pieni di meraviglia, intenti a decidere; in esposizione ce ne sono tantissimi, quindi la scelta non è facile.
La selezione dura, di solito, una ventina di minuti: alla fine i pargoli mi chiamano e indicano le otto preferenze.
Io, con discrezione, copio sull’agendina i titoli dei videogiochi. Poi andiamo a casa e li scarichiamo da internet.


Ah già: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".(grazie Giovanni)
E mi raccomando: "Don't Try This at Home" (grazie La Donna Camèl)

Grazie

Grazie di cuore


sabato 5 novembre 2011

Testa calda

Esordio 
Tutti gli anni, in agosto, si disputa la Grande Corsa.
Sì, è vero, questa volta non sono allenato - sono fermo da un paio di mesi - e allora? Non si dice “E’ come andare in bicicletta” quando si vuole indicare un atto che, una volta imparato, diventa quasi istintivo?
Basta dubbi: ho già partecipato altre volte, il mio fisico ricorderà e risponderà perfettamente alle sollecitazioni.
 

Spannung
La bicicletta è pronta: le gomme alla pressione giusta, pignone e corona puliti, catena alla giusta tensione.
E via! Caldo. Molto caldo e neppure un filo d’ombra. 

Cento metri fatti: “Pensavo peggio”. 
Altri cento: “Ormai ho ingranato, sto benissimo”. 
La pedalata è fluida, do un'occhiata al contachilometri: “Vado alla grande! E con questi fanno trecen”

Epilogo
“Mi raccomando, non lo faccia più! Si  ricordi di stare per un paio di giorni all’ombra e prenda le pastiglie!”
Coricato, accenno un “sì” muovendo il capo, piano per non far cadere la borsa del ghiaccio.

venerdì 4 novembre 2011

La parola ai tempi della blogosfera

Da qualche tempo sto seguendo un’interessante discussione su alcuni blog amici; in primis, e in rigoroso ordine alfabetico, La Linea d'Hombre e Sotto l'elmo di Kisciotte.
L’argomento del dibattere è la comunicazione.
Premessa: non sono un esperto né del ramo né della pianta, però la redazione (???) di questo meraviglioso blog mi ha dato il via libera e quindi pubblico volentieri alcune mie semplici riflessioni (e sottolineo sia “mie” sia “semplici”).
Penso che la scelta tra un modo conciso, lapidario e uno analitico e ampio discenda da quello che si vuole comunicare, oltre che da quello che si è mangiato nelle ore precedenti.
Cosa si vuole fare: informazione? divulgazione? narrazione?
Provo a dettagliare un attimo le tre categorie.


Informazione: in questo caso la sintesi è preferibile, anche se pericolosamente complicata. Infatti, il più delle volte, si confonde sintesi con semplificazione e il risultato è una notizia vuota, inefficace. Faccio un esempio: “La situazione è disperata. Servono misure urgenti per fronteggiare la crisi” è una notizia sintetica, ma inutile. Potrebbe essere stata detta da qualunque personaggio politico. Non dice nulla sulle misure urgenti.
Il risultato di questa notizia qual è? Beh, ovviamente massimo consenso: avanti con le misure urgenti!

Il fatto di sapere se intendono proporre il licenziamento a go-go, oppure un taglio drastico delle spese della politica diventa secondario.
Un buon esempio di informazione sintetica ed efficace è quella fatta da un inviato di una rete americana, qualche tempo fa.
Seduto nelle vicinanze di un cratere in eruzione, il cronista stava descrivendo quello che vedeva. Improvvisamente, a causa d'una recrudescenza dell'attività vulcanica, è scappato, gridando nel microfono: "Qui è pericoloso. Scotta e scoppia tutto!"

Divulgazione: sono utilizzati entrambi i metodi. La sintesi è usata perché la platea di lettori è già selezionata e formata sugli argomenti. Ad esempio, se faccio divulgazione scientifica e voglio raccontare  di una nuova specie di diplodoco, appena scoperta nella mia cantina, non sprecherò certamente pagine per raccontare la teoria dell’evoluzione di Darwin. E questo perché immagino che il pubblico, interessato alla nuova specie - o alla mia cantina - sia già sufficientemente formato su questo (una volta si diceva: “Ha le basi”). Mi dilungherò, e molto, sugli aspetti sconcertanti della mia straordinaria scoperta.

Narrazione: personalmente aborro la telegrafia applicata a questo contesto. (De gustibus...)
A me piace lo scrittore che accompagna il lettore nelle sue storie.
Le parole si fanno guida, musica; quando leggo, mi piace essere rapito dal racconto, “vedere” i personaggi e le azioni, vivere le situazioni insieme con loro. 

Sono cresciuto leggendo i libri di Gabriel García Márquez, grandissimo affabulatore e narratore.

Tutto dipende, quindi, da che cosa si vuol fare, da come si è in grado di farlo e dal gusto personale.
Adesso basta sproloqui; applicando quanto appena scritto al mio piccolo orticello: cosa voglio fare con il mio blog?
Un po’ di tutto? Non lo so? Dipende dai giorni, dalle situazioni?
(“La seconda che hai detto” – grazie Quelo).
Non mi preoccupo. Ci saranno post: telegrafici, sintetici, lunghi, lungherrimi, smodati.
E ben vengano commenti “haiku-like” e “extra-large”.
Questo è il bello del blog (almeno di come lo intendo e lo utilizzo io): la massima libertà espressiva.

giovedì 3 novembre 2011

Passano gli anni passano

Quando frequentavo l'ultimo anno di liceo scientifico, avevo l’abitudine di fermarmi al bar per bere un grappino, prima di andare a scuola.
Era un rito invernale, che utilizzavamo, io con altri amici, come difesa dal freddo polare di quell’anno. Funzionava egregiamente: arrivavamo in classe belli caldi e contenti.
Adesso posso azzardare solo un bicchierino di Vov, sperando che non mi peggiori la gastrite.
Non che il Vov non mi piaccia, anzi: è buonissimo e l’ho sempre gradito. Sono piuttosto le scelte dettate dall’età che mi infastidiscono. 

No; a dire il vero è l’età in sè che mi disturba.

Massì, dai! Domani la pioggia toglierà questo velo di malinconia e tornerà il buonumore. Forse.

mercoledì 2 novembre 2011

Sarò bre

Partecipo volentieri all'esercizio proposto da Hombre (qui i dettagli)

Due tentativi con la composizione a diciassette sillabe (chiamarla haiku è troppo)

Post: Vita da spiaggia


Fuga in spiaggia
Abusivi lasciano
altri colgono

Post: L'illuso

Con la medaglia
la gamba non ricresce
Un po' rincresce

martedì 1 novembre 2011

L'illuso

Ieri ho guardato alla televisione un episodio della serie JAG.
Uno dei personaggi del telefilm è un militare che, nella puntata in questione, si trova ricoverato in una stanza d'ospedale.

Il soldato sta dormendo; improvvisamente si sveglia, gli viene voglia di alzarsi e scendere dal letto ma, dimenticandosi che gli hanno amputato una gamba, sbaglia la manovra e cade rovinosamente a terra.
La moglie, premurosa, lo aiuta a rialzarsi e a risistemarsi a letto.
Parte un colloquio serrato  - e molto umido: piangono entrambi - sul fatto che non hanno mai affrontato il discorso sull’arto mancante.

A un certo punto la consorte, militare pure lei, prende dal comodino una medaglia al valore (immagino consegnata al soldato dopo l’offerta della gamba alla Patria) e decide di appuntargliela sul pigiamone.
L’eroe si rende conto che non è onorevole ricevere la medaglia stando coricati: con mille sforzi, scende dal letto e si mette sull’attenti.
In un crescendo di sguardi intensi, lacrime, emozioni e traballamenti, la moglie lo guarda negli occhi - orgogliosa di avere un simile marito - e gli mette la medaglia, con un sottofondo musicale epico-eroico.
E' stata una scena talmente commovente e coinvolgente che ho pensato: "Adesso gli ricresce la gamba".