domenica 30 ottobre 2011

Metti una sera al Centro

La Donna Camèl, cara amica di penna, ha organizzato un interessantissimo giochino (qui i dettagli). Sembra che l'unico requisito richiesto sia la padronanza nell'uso della tastiera, per cui raccolgo il guanto e accetto la sfida. Ah, un'ultima cosa: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".

Metti una sera al Centro
Fermo in piedi davanti all’ingresso del nuovo Centro Commerciale LDC–LaDolceCasa, MM si gode lo spettacolo delle insegne multicolori e delle fotoelettriche, che proiettano raggi di luce bianca e disegnano cerchi luminosi sulle nubi.
“Bellissimo” pensa,  incamminandosi verso le porte d’entrata automatiche.
All’interno luci, musica, confusione: un ambiente ideale. E poi tanti carrelli! MM ha una passione smodata per i carrelli; se dipendesse da lui, ne prenderebbe sempre due o tre ma non è possibile pilotarli tutti. Lo sa perché ci ha provato: tempo fa,  giù nei parcheggi, aveva  aspettato il momento buono e ne aveva presi cinque, uno dentro l’altro, tutti agganciati. Niente da fare; la struttura, molto rigida, non permetteva alcuna manovra e la fila si era schiantata contro un pilastro, e lì era rimasta.

Nel corridoio centrale, tra un’automobile in esposizione e un totem pubblicitario, K sta seriamente pensando di tornarsene a casa.
Persona riservata, si trova lì più che altro per una sfida con se stesso; lui, che non sopporta le masse, si è calato nel bel mezzo del girone infernale dei consumisti.
“Ancora due minuti e  posso considerarmi vincitore” dice tra sé e sé, resistendo all’impulso delle gambe che vorrebbero correre verso l’uscita, verso l’aria aperta. “Dopo ‘sta sofferenza, dovrò passare come minimo una settimana in un eremo!” pensa.
Mentre fa questa considerazione, K sofferma lo sguardo su una persona che risalta nella folla: immobile, schiena diritta contro la massa vociante, a due passi dalla parete.

”Mi stanno fissando, qualcuno mi guarda!”
J, da sempre attento a ogni invasione della sua privacy, sente un prurito alla nuca e subito riconosce il segnale di allarme.
Toglie gli occhi dall’estintore, che sta osservando da circa venti minuti, si gira e il suo sguardo incrocia quello di K. “Vabbè mi sposto, cercherò un altro estintore. Ma quello sta venendo verso di me... ”
J s’irrigidisce - soltanto un po’ - mentre si prepara a recitare la parte dell’ucraino che non conosce una parola d’italiano.
“Permette” dice K “Forse sbaglio, ma pare che anche lei, come me, abbia poco a che fare con questa baraonda”. Il suo sguardo è limpido, sembra simpatico, per cui J decide di abbozzare un principio di conversazione. “No, si sbaglia, io sono il tecnico incaricato della verifica degli estintori.”
“Il 31 ottobre, alle ventuno e trenta, la notte di Halloween, lei è in giro a verificare gli estintori?” chiede, sorridendo, K.
“Certo, non sa quanti pericoli ci sono, con tutte quelle zucche illuminate?” risponde J, sfoderando il suo sguardo numero sette - quello della massima attendibilità - e indicando una zucca-mongolfiera appesa al soffitto sopra la zona bimbi.

“Sarà pure una zona bimbi, ma a me pare un recinto!” pensa H, mentre si congeda dalla strega-babysitter a cui ha appena lasciato in custodia la figlia. Infila la mano destra nella tasca dei pantaloni, cercando il pacchetto di sigari, con la sinistra prepara l'accendino e intanto scambia un sorriso con un altro genitore, padre di due bambini truccati da vampiri.
Z, il padre dei due “vampiri per una notte”, stringendo fra le dita una sigaretta spenta, con un cenno del capo indica a H l’uscita, in fondo al corridoio centrale: muta richiesta per una fumata in compagnia.

Nel frattempo MM, tutto concentrato nella guida del carrello -  passare solo sulle mattonelle nere, evitare le bianche -  non si avvede dei due fumatori in rotta di collisione con lui. E infatti collidono.
MM alza gli occhi e guarda il primo, quello che sembra il più agguerrito - ma forse è solo il più dolorante.
“Maremma tamponata! Ma che ti piglia? E guardare davanti, ogni tanto?” grida H,  fissando con uno sguardo torvo MM.
“Sembra mio figlio più grande, i piedi per terra e la testa nelle nuvole” gli fa eco l’altro, Z.
Due avversari, due arrabbiati contro uno.
MM, abituato a prendersi ogni colpa, soprattutto quando ce l’ha, si avvicina per scusarsi ma qualcosa, nell’atteggiamento del primo, lo ferma. Sarà lo sguardo truce, quelle gambe leggermente divaricate o la mano destra vicino alla tasca dei pantaloni ... zac! cortocircuito cerebrale. “Mi sta sfidando a duello!” pensa.
MM sposta il carrello, si piazza di fronte ai due e guardandoli dritti negli occhi (MM può guardare dritto negli occhi fino a quattordici persone contemporaneamente): “Amigos, dite a me?” Si slaccia il giubbotto e assume la posa classica da sfida all’O.K. Corral.

J e K, poco distanti, si accorgono dell’insolita situazione e, come figuranti mossi dallo stesso regista, decidono di avvicinarsi.
J pensa: “Hai visto mai che riesco a organizzare un giro di scommesse?”
K invece: “Parrebbe una sfida. I duelli temprano gli uomini. Appropinquiamoci”.
L’atmosfera è tesa, nessuno dei tre arretra di un passo. Tutti sono pronti a non si sa cosa, anche se la posizione delle mani fa immaginare la presenza di almeno sei Colt.
H e Z guardano MM.
J e K, con un centinaio di persone, guardano il trio.
La musica smette e le luci si spengono; tranne un riflettore, che illumina il terzetto di manigoldi, e le candele nelle grandi zucche arancioni che pendono dal soffitto.
Un silenzio irreale riempie il Centro Commerciale: neanche quando è chiuso c’è una tale quiete.
MM, H e Z sanno di essere al centro di un evento, oltre che al centro di un Centro Commerciale.
La tensione è alle stelle, tutti aspettano il rintocco dell’orologio del campanile, ma quale?
D’improvviso K, sprezzante del pericolo, si frappone ai tre e declama: “Nel livido, triste chiarore lunare / svettano bianchi i campanili, /gli alberi si ricoprono d'argento / e sui comignoli volano i vampiri.
Sarà la poesia, sarà che la situazione non presenta via d’uscita, MM, H, Z guardano K e sorridono.
J invece no; per un attimo si era visto ricco e felice, a capo di una società specializzata nel controllo degli estintori.
La folla attorno piano piano si disperde, le luci si riaccendono e la musica riattacca.
I cinque si guardano.
K prende l’iniziativa e si avvia verso la pizzeria sulla destra.
“Venite anche voi?” dice senza voltarsi.
“Pizza?” chiede H.
“Pizza e birra” aggiunge Z.
“Pizza e fichi” gli fa eco J.
“Comunque avrei vinto io: ho due fondine a estrazione facilitata” ci tiene a sottolineare MM, cui piace avere sempre l’ultima parola.
Strana notte quella di Halloween.

venerdì 28 ottobre 2011

Il maturo


Si sta
come d'autunno
con l'artrosi
nelle anche.

mercoledì 26 ottobre 2011

martedì 25 ottobre 2011

Ovviamente

Me lo ricordo come se fosse ieri.
In effetti era proprio ieri, lunedì 24 ottobre.
Sto tornando dall’ufficio; come ogni giorno attraverso la piazza e, mentre sorveglio il traffico, i miei occhi sono improvvisamente attirati da qualcosa di anomalo.
Nel centro della piazza c’è una fontana; era lì anche il giorno prima, non è questa la cosa che mi ha incuriosito.
La bizzarria è data dalla presenza di un signore, seduto sul bordo della fontana e con i piedi a mollo nell’acqua – il giorno prima, son sicuro, non c’era.
Certo, fa freddino, però splende un bel sole; non è da escludere che l’acqua della fontana sia riscaldata, tuttavia l'uomo con i piedi in ammollo mi ha sconcertato.
Sconcertato a tal punto che mi sono avvicinato e, timidamente, ho chiesto: “Buongiorno, le serve qualcosa, posso esserle utile?”
Mi ha risposto: “Sì grazie, avrei bisogno di una salvietta”.

lunedì 24 ottobre 2011

MaCheMusicaMaestro

Certi giorni mi sento la testa leggera, che vola, e non riesco a concentrarmi su niente.
Vi vorrei raccontare quello che mi è successo giusto stamattina: giornata clou per me, come leggerete fra poco.
Ho avuto un incontro con alcuni importantissimi – almeno a parer loro - rappresentanti delle forze politiche della zona a cui ho illustrato uno studio, che mi ha portato via circa un mese di lavoro e il 95% della mia materia grigia, già esigua.
Sapevo cosa sarebbe successo, i sintomi erano già presenti al mio risveglio.

Mi sono sforzato di memorizzare tutto, per poterlo poi raccontare. Riporto solo l’inizio del mio intervento, perché secondo me, basta per rendere il concetto.
Tenete duro, prendete fiato e ... via!


Buongiorno, vedo che siete numerosi.

Permettetemi un saluto particolare all'illustrissimo Assessore, ciao.
Voglio mostrare, a te e ai tuoi colleghi, l’ultima mappa di tutti i tuoi nei, in ordine di tempo, e - ancora mi viene da star male - delle aree abbandonate, e mai curate: risulta evidente la crescita, l’espansione che si è avuta negli anni.
Osservate la parte in alto: una zona degradata, potenzialmente pericolosa per la cittadinanza
- son tonnellate le cose non dette.
Gli abitanti la evitano: se ne vanno via e non tornano più; il residente - sia che migri verso quote più normali, meno elevate, cercando nuovi spazi, sia che decida di restare lontano in silenzio a guardare -  comunque che aspettative può avere?

Questo si materializzava nella mia testa, intanto che il discorso fluiva dal cervello alla bocca.
Quello che dicevo, fortunatamente era diverso. Le derive musicali, le strofe, i ritornelli di tutte le canzoni che affollano da sempre la mia mente, e che si inserivano di prepotenza nella logica del discorso, rimanevano inespresse. Ma a che prezzo! Una faticaccia.

Per completezza d'informazione, ripeto l’incipit della relazione, riducendo quanto è inciampato nei denti e non ho pronunciato.

Buongiorno, vedo che siete numerosi.
Permettetemi un saluto particolare all'illustrissimo Assessore, ciao.

Voglio mostrare, a te e ai tuoi colleghi, l’ultima mappa di tutti i tuoi nei, in ordine di tempo, e ancora mi viene da star male delle aree abbandonate, e mai curate: risulta evidente la crescita, l’espansione che si è avuta negli anni.
Osservate la parte in alto: una zona degradata, potenzialmente pericolosa per la cittadinanza - Son tonnellate le cose non dette. 
Gli abitanti la evitano: se ne vanno via e non tornano più; il residente - sia che migri verso quote più normali, meno elevate, cercando nuovi spazi, sia che decida di restare lontano in silenzio a guardare - comunque che aspettative può avere?
 
Capite lo sforzo che devo fare per mantenere un minimo di coerenza? Concentrato sul discorso e attento a filtrare tutte le colonne sonore non richieste.
Comunque, alla fine di tutta la relazione il pubblico
ha applaudito, ignaro dei cortocircuiti musicali presenti nella mia testa. 
In cuor mio ho dedicato l’applauso ai vari  Giovanotti, Litfiba, Ruggeri, Battiato, Negramaro e a tutti gli altri musicisti che, da sempre, mi accompagnano.

domenica 23 ottobre 2011

Come una sassata in un vetro

"Voglio però ricordarti com'eri,
pensare che ancora vivi" (F.Guccini)
Ciao

sabato 22 ottobre 2011

Il pacifico

Io sono per la pace.
Ritengo che la concordia, la serena convivenza siano alla base di ogni società civile.
Ci credo fermamente; lo dico, lo ripeto ogni giorno  in ufficio, in casa, per strada: "Vogliamoci bene, rispettiamoci. Siamo tutti esseri umani, con pari dignità e diritti!"
Possibile che non lo comprendano?  Dobbiamo amarci e rispettarci, altrimenti siamo come bestie!
Cosa devo fare per convincerli? 
Devo rompere le loro testacce dure? 
Devo insegnare la pace a randellate?

martedì 18 ottobre 2011

LiberaMente - Ci pensa il Boss

- Undicimilaquattrocentoottanta ... numero undicimilaquattrocentoottanta?
- Sono io, arrivo.
- Prego, si accomodi, sarà ricevuto al più presto. Eccolo, arriva sua Eminenza.
- Buongiorno, dottor Boss!
- Prego, prego, non c’è bisogno che s’inginocchi, sono solo un misero pasticciere!
- No, no, lei è il Boss delle torte e io un  suo fedelissimo cliente.
- Dicami, dicami, cosa posso fare per lei?
- Guardi, avrei bisogno di una consulenza. Vorrei festeggiare un evento epocale: mia figlia...
- Su, non mi tenga  sulle spine che c’ho anche altra gente da deliziare.
- A mia figlia, di otto mesi, è spuntato il primo dentino e, sa, è padre anche lei, vorrei fare in modo che questa giornata speciale non passi sotto silenzio.
- Eh, ai miei tempi c’era la fatina dei denti che portava un soldino; ma allora c'era tanta povertà!
- Ha ragione, quanta povertà! Comunque io vorrei qualcosa di  importante per festeggiare l’evento.
- Giusto, giustissimo.
- Mia figlia è molto attaccata alla sua copertina, se la porta ovunque.
- Ah, ho capito, volete un dolce a forma di coperta ... con un lettino, un materasso ... e un tavolino ... sì, sì, bello ...
- No, no, mi scusi, è che sulla coperta c’è ricamato il sistema solare e ... beh, insomma, lo so che è difficile, ma vorrei che mi realizzasse un modellino commestibile, in miniatura, con tutti i pianeti, i satelliti e in mezzo il sole, decorato con il visino della mia bimba sorridente.
- Non c’è problema, le farò un modellino in scala perfetta; ecco sì, in scala perfetta: uno a quarantotto.
- Uno a quarantotto? Mi sembra un po' grossino; non ci sta sul tavolo...
- Certo che no, sarebbe troppo banale per il Boss delle torte; lo depositeremo in strada, così festeggerà insieme a tutta la città.
- La città e qualche paese vicino, così a occhio.
- Non si preoccupi! Il Boss sono io!
- Va bene, scusi, se lo dice lei ...
- Sì, sì, sarà bellissimo, voi andate a casa e accendete ...
- Il forno?
- No, un mutuo di duecentosettantacinquemiliardi di dollari.
- Pensavo di più, corro a casa e faccio tutto.
- Sì, sì, vada, il tempo a sua disposizione è terminato.

Sarà bellissimo! Il sole, con la faccia della bambina e il suo dentino  ... con tutti i raggi, e i pianeti ... la Terra, la Luna, e tutti gli asteroidi...
Mauro, corri, conta un po’ gli asteroidi, dimmi quanti sono! 

E un paio di comete ... con la coda in cioccolato plastico ...

domenica 16 ottobre 2011

L’impressionante e l’impressionato

Ero in giro con la famiglia, oggi pomeriggio.
Passando in automobile per un paesino della Bassa, un particolare ha attirato la mia attenzione: un termometro, di quelli che io definisco da palo. 
Beh, definirlo termometro è poco, perché mostra in sequenza ora, data, temperatura, scritta pubblicitaria. Volendo ben vedere, definirlo da palo è troppo perché è sostenuto da un misero supporto traballante.
Comunque sia, la sua luce verde intermittente ha calamitato il mio sguardo.
Man mano che mi avvicinavo, le informazioni cambiavano: ora, data, temperatura, "Farmacia xxx". 

... 16.10 ... ??? "Le quattro e dieci? Ma se c’è buio! Mah, sarà indietro"
... 18.45 ... "Ah no, questo è l’orario, quella di prima la data".
 ... +50 ... "Eh???". Rileggo; come prima, +50.
Accosto per controllare meglio e, dopo il refrain pubblicità - data - ora, ricompare l’inequivocabile +50, di un bel verde brillante.
Lo indico a mia moglie che, sostenuta dalla ferrea logica femminile,  sentenzia placida: "E’ rotto".
In effetti ci saranno stati 16 gradi; però quella temperatura esotica,
indicata con luminosa sicurezza, mai registrata nella Bassa Padana, mi ha colpito.
Colpito così tanto che mi è venuta in mente l'Africa e, per un attimo, ho sentito caldissimo e ho sudato.

sabato 15 ottobre 2011

Lo stavamo perdendo

Stamattina ho avuto la bella sorpresa di trovarmi il blog disattivato.
Un messaggio secco: "Il blog è stato rimosso".
Dopo diverse ore, qualche ansia e un codice di verifica (inviato previa concessione a Mr. Gugol di un numero di cellulare) il blog è risorto.
Mi spiace, cari lettori, se dalla vostra barra dei “trofei” era sparita la mia iconcina anonima: ora dovrebbe essere ricomparsa.
Vorrei, però, andare un attimo oltre e porre l’accento su un fatto per me emblematico.
In piena crisi, quando il mio blog era già da tempo nell’aldilà virtuale, ho scritto a un amico di penna, un nobile amico di penna, un nobile K. amico di penna, chiedendo lumi e conforto.
Non solo mi ha risposto subito, ma, udite udite, mi ha anche offerto ospitalità sul suo blog.
E’ stata la dimostrazione di quello che penso: le reti di relazioni che s’instaurano, con questi strumenti di comunicazione, garantiscono la circolazione delle idee,  delle opinioni.
Il bello di internet: ti si chiude una porta e se ne apre subito un’altra.
Grazie Nobile.

venerdì 14 ottobre 2011

Lontano dai pasti

Oggi sono andato in una clinica, perché dovevo sottopormi ad alcuni esami medici di routine: il solito tagliando annuale.
Nella sala d’attesa, vicino allo sportello delle prenotazioni, fa bella mostra di sé un volantino che recita:
Si prega la gentile clientela di non presentare impegnative sporche di materiale organico (sangue, feci, urine) perché non verranno accettate.
Fidatevi: non ho potuto fotografare l’avviso perché il mio telefonino fa il minimo sindacale, cioè telefona e stop.
Un anno fa, comunque, questo avviso non c’era.
Immagino che si arrivi a certe informative solo dopo alcuni precedenti; ne deduco, quindi, che la gentile clientela sia un po’ meno gentile di un anno fa.

mercoledì 12 ottobre 2011

Il polso della situazione

Su internet ho trovato una bella iniziativa per prevenire la fibrillazione atriale.
Ovviamente tutti sanno cos'è la fibrillazione atriale (io pensavo fosse l'agitazione che mi prende nelle grandi hall) e, sicuramente, tutti sanno come riconoscerla.
Semplicissimo, quasi banale.
Riporto (non nel senso della pettinatura) riporto, dicevo, un passo estratto pari pari dal comunicato ufficiale dell'iniziativa:
"La raccomandazione e' semplice: la mattina, appena svegli, mettete l'indice e il medio della mano sul polso dell'altro braccio, rivolto verso l'alto."
Mi chiedo: era davvero necessario specificare che l'indice e il medio vanno appoggiati sul polso dell'ALTRO braccio? Cioè, ci sono state persone che, per prevenire la fibrillazione atriale, in mancanza di questa precisa indicazione, si sono fratturate le dita?

lunedì 10 ottobre 2011

I bambini ne sanno

Anche per mio figlio è arrivato il momento delle domande esistenziali: chi sono, dove vado, da dove vengo, perché sono qui, perché devo andare a scuola ...
Impreparato, come sempre, ho pensato che potesse essere utile far parlare, al posto mio, qualche grande maestro del pensiero moderno.
Ho cercato nella mia biblioteca: niente che m’ispirasse a sufficienza.
Sono passato, quindi, alla zona cd e qui ne ho trovato uno che mi sembrava adattissimo:
"Il senso della vita" dei Monty Python. 
L'ho inserito nel lettore e l'abbiamo guardato insieme.
Man mano che la trama si dipanava,  controllavo mio figlio per vedere se dava qualche segno di disagio: il film tratta concetti molto profondi, che possono turbare le menti più giovani. 

Invece no, sembrava tranquillo e molto concentrato.
Arrivati alla scena del grassone che, al ristorante, mangia e ingrassa e vomita e mangia ancora, mio figlio si è fatto più attento.
Quando poi, dopo aver mangiato tutto il mangiabile, ingoia la mentina ed esplode, mio figlio è sobbalzato sul divano, mi ha guardato serio e, indicando il televisore, ha esclamato: “Criminal mint!”.
Davanti a questi lampi di genio io rimango sempre basito.

sabato 8 ottobre 2011

LiberaMente - Il destino di un comico

- Bella zzio!
- Ciao...
- Dai, oh, facce ride!
- Eh, scusa, ma oggi non è giornata...
- Ma dai, su, co' 'sto sole se sta 'na canna.
- Mi è morta la nonna.
- E vabbè la nonna, capirai! Sarà stata anziana; su dai facce ride!
- Mia moglie se n’è andata.
- E quanno?
- Ieri sera.

- E allora, nun te senti libbero? E poi cor carattere che c’hai te lo dovevi aspettà.
- No, se n’è andata nel senso che è morta pure lei.
- Me cojoini,  pure lei. Ma che c’avete in casa, 'na fuga de gasse? N'epidemia de colera? E allora, 'sta battuta?
- Ascolta, guarda, porta pazienza, sono un po’ scosso.
- Ottimo, da scosso le fregnacce escono mejo. Dai su spara.
- Ok, senti questa. Mi telefona un amico e mi dice: 

   - Vuoi sapere la sfortuna?
   - Dai dimmi.
   - Sai , ieri sera è morta mia moglie, così, improvvisamente.
   - Urca, mi spiace. Tantissime condoglianze.
   - Grazie. E poi, come se non bastasse, mi è morta anche la nonna.
   - Azz ... scusa ma non so che dire, non c’è proprio limite alla sfortuna.
   - Guarda, non dirmelo, una sfortuna pazzesca.
   - E tua suocera, come sta?
   - Ah, quella benissimo. Pensa, gli ho dato lo stesso intruglio che avevo provato sulle altre due, ma niente, come se avesse bevuto l’acqua.

- Aò, bella questa. Vedi che nun è difficile, basta la volontà!
- Già, hai ragione, adesso però vedi de annattene a morì ammazzato!
- Ahahah! Sei simpatico, s'arippìzicamo.

venerdì 7 ottobre 2011

Comunicazione di servizio #2

Recentemente, ma proprio recentemente, tipo due ore fa, ho commentato un post di un amico di penna (non vi dico chi è, vi posso dire che io lo chiamo K., anche se lui si fa chiamare in vari modi: Euterpe, Carmelo, Agente K.); beh, insomma, ci si confrontava sulla convenienza o meno di rispondere ai commenti dei propri post.
E’ un argomento che m’interessa parecchio, quindi ho deciso di postarlo e di approfondirlo, anche se il termine approfondire, nel mio caso è un po' esagerato.

Il commento, di per sé, è una risposta, non necessariamente pertinente, a quanto il blogger offre in pasto ai propri affezionati lettori.
Rispondere? Non rispondere?
Io personalmente rispondo, anche con un semplice cenno o con una faccina stilizzata e lo faccio perché:
- rispondere è cortesia ed io sono una personcina fondamentalmente cortese;
- chi si prende la briga di commentare, merita, da parte mia, almeno un cenno;
- il mio blog non è una bacheca dove si leggono i post-it appesi, nè tantomeno una vetrina usata dai lettori per farsi trovare più facilmente da google;
- il mio blog non è un diario; mi piace quando commentate e mi piace seguire il filo del commento, perché non sempre quello che scrivo mi è completamente chiaro e leggere i vostri gentili interventi mi fa capire molte cose sulla mia capacità di comunicare;

- alcuni commenti mi spostano su altri ragionamentoni che mi affascinano e che tralasciarli sarebbe un peccato;
- come ho già avuto modo di dire da qualche parte, io sono per la de-virtualizzazione degli strumenti d’internet e quindi cerco di avvicinare le piazze virtuali a quelle reali, per quanto i media utilizzati lo consentano;
- la risposta ai commenti la vedo quasi come un’evoluzione della chat, dove la realtimeità dello strumento non concede troppo tempo per riflettere.


Questo è il mio personalissimo pensiero, io non credo di avere alcuna verità in tasca, qui da me é così.
Un'ultima cosa, che butto lì con nonchalance: oggi è il mio compleanno, non so, vedete un po' voi ...

giovedì 6 ottobre 2011

Un uomo, un perché

Conosco un tale che di mestiere faceva il meccanico di aerei.
Uno di quei superuomini che riescono a smontarti e a rimontarti un aeroplano in pochissimo tempo.
Non so se avete mai visto un aereo smontato: un insieme impressionante di pezzi, pezzetti e pezzettini, tutti con un loro perché.
E i cavi elettrici? No, dico, vogliamo parlare di tutti i fili che ci sono all’interno di un aereo? Guardate, io non li ho mai contati, però sono molti, moltissimi anzi tanterrimi (quei due – e dico due perché mi piace vantarmi – quei due santi uomini che mi seguono, sanno del mio rapporto malato con alcune parole).
Beh, insomma, per farla breve, quest’omino è andato in pensione da un paio di mesi.

Sapete come passa il tempo? "Va al bar", direte voi, "A pesca", "Io lo so, cura l'orto!". 
No, niente di tutto questo. Ogni pomeriggio va al parco, suona una campanellina, soffia in un fischietto e si mette alla guida del trenino per i bambini.
Capite che tipo? Uno che sembrava tutto tecnica, fili, dadi e bulloni, abituato a preparare gli aerei e poi guardarli a testa in su, sempre con i piedi per terra, adesso guida un trenino pieno di bambini.
Mi piacerebbe tantissimo essere come lui, per molte ragioni. 

Beh, innanzi tutto è riuscito ad andare in pensione, che al giorno d'oggi non è poco.
Poi è arrivato a un’età che, una volta, si definiva veneranda.
Soprattutto, però, è riuscito nell'impresa di mantenere uno spirito giovanissimo, da bambino.

mercoledì 5 ottobre 2011

Comunicazione di servizio

Cara lettrice, caro lettore,
in queste ore MaiMaturo in lingua italiana rischia di non poter più continuare a fornire quel servizio che nel corso degli anni ti è stato utile e che adesso, come al solito, stavi cercando. La pagina che volevi leggere esiste ed è solo nascosta, ma c'è il rischio che fra poco si sia costretti a cancellarla davvero.
Negli ultimi 150 anni, MaiMaturo è entrato a far parte delle abitudini di milioni di utenti della Rete in cerca di un sapere neutrale ma soprattutto inutile. Una nuova e immensa raccolta di scemenze multilingue e gratuita.
Oggi, purtroppo, i pilastri di questo progetto — stupidità, faziosità e inattendibilità dei suoi contenuti — rischiano di essere fortemente compromessi dalla ventilata revisione dell’art.2047 c.c. - Danno cagionato dall'incapace.
La redazione di MaiMaturo l’ha sempre sfangata grazie a questa  manifesta incapacità di intendere.
Vogliamo poter continuare a mantenere un blog superfluo e insensato. La nostra voce è anche la tua voce: MaiMaturo ha già problemi interni, perché internarlo?


ps. Forza Wiki!

martedì 4 ottobre 2011

LiberaMente - Cerco un Centro

Sono andato al centro D ... no, per evitare guai, userò un nome di fantasia, in modo che non sia riconoscibile: sono andato, dicevo, al centro Pianetics.
Salgo le scale, entro e:
- Permesso? Buongiorno!
- Oh, serena giornata a lei. Mi dica, in cosa posso esserle utile?
- Guardi, non mi sento a posto.
- Non si preoccupi, qui la aiuteremo a ristabilire il suo equilibrio. Mi segua. A proposito io sarò il suo tutor.
- No, mi scusi, allora ho sbagliato centro, non mi serve il CEPU.
- Ma no, è nel posto giusto, venga, si sieda. Ecco, è comodo? Sì? Benissimo. Innanzi tutto, il suo non sentirsi a posto potrebbe essere definito malessere esistenziale?
- No.
- Rifaccio la domanda: il suo non sentirsi a posto potrebbe essere definito malessere esistenziale?
- No.
- Rifaccio la domand ...
- Sì, adesso che ci penso, posso anche definirlo malessere esistenziale.
- Bene, siamo già a buon punto. Adesso, per favore, mi può spiegare cosa intende con malessere esistenziale?
- Uhm, guardi signor tutor ... ha presente un malessere? Ecco, lo immagini esistenziale.
- Ho capito perfettamente, grazie. E mi dica, ha un’idea, anche vaga, della causa del suo malessere?
- No. Aspetti un attimo, non penso sia attinente, però ieri ...
- Dica dica, tutto è attinente.
-  Ieri sera ho mangiato una pizza scaduta da tre anni.
- E perché l’ha mangiata, se era scaduta?
- Beh, perché a parte l’odore, il colore, il sapore, la consistenza e la muffa, sembrava buona.
- Capisco... vediamo di approfondire un po’. Entriamo nel problema.
- Nella pizza?
- No, la pizza è un falso problema. Ora la guiderò in un viaggio all’interno di se stesso.
- Mi scusi, ma lei da dove entra?
- Ma no, è un viaggio spirituale. Coraggio, faccia tre bei respiri.
- ... ... ...
- Si rilassi, altri tre bei respiri.
- ... ... ...
- Bene, adesso dovremmo essere entrati nel suo io profondo; si concentri e mi dica cosa vede.
- Nel mio me profondo vedo, vedo... pizza scaduta inchiodata sullo stomaco.
- No, no, guardi oltre la pizza, torni alla sua infanzia.
- Ah sì, ora vedo un grosso dolore, non posso avvicinarmi, fa male! Troppo male!!!
- Non si preoccupi, sono con lei.
- Sì, vedo mia madre, la sento che dice: ”Non prendere freddo”. E poi c'è un'altra presenza inquietante, vicino.
- Non si preoccupi, sono io.
- Chi, mia madre? Mia madre è lei??
- No, io sono l'altra presenza. Comunque mi è tutto chiaro: questo conflitto con la figura genitoriale non è ancora stato elaborato ed è la causa del suo malessere! Se ne ricordi e vedrà che incomincerà lentamente a migliorare. La seduta è finita, cinquecento euro, grazie.
- Grazie a lei, grazie al Centro e grazie al ...
- Come?
- No niente, arrivederci.

lunedì 3 ottobre 2011

DEFCON 4

Non riuscivo a stare tranquillo: i cerchi nelle piastrelle, i dolmen, le telefonate.
"Adesso prendo una bella tisana", ho pensato. Poi, aprendo il pensile in cucina, mi sono ricordato che sotto gli infusi avevo messo, tempo fa, un mio particolare ansiolitico: una valigetta nera contenente un paio di chiavi, alcuni codici e una pulsantiera. E ho capito che la tisana potevo evitarmela.
Basta cerchi, basta dolmen: finalmente si può abbassare il livello di allerta. E poi c'era quell'accompcoat2 da insabbiare ... 

(thanks to Agente K.)

domenica 2 ottobre 2011

DEFCON 2

I fenomeni inspiegabili continuano; stamattina ho trovato questi piccoli dolmen.
Certo il fatto è strano: ieri sera non c'erano.
Per di più, ho ricevuto varie telefonate, tutte con la medesima richiesta: "Vorremmo aspettare l’alba del solstizio d’inverno in casa sua". Dicono che, per quella data, arriveranno gli alieni.
Come posso dire di no: sono sempre stato ospitale. 
L'unico problema è lo spazio. Ho fatto un po' di conti: posso accogliere dieci adulti o quindici bambini oppure ventiquattro  pigmei o duemilacinquecento puffi o due troll di montagna oppure dodici elfi o trentotto gnomi. Un'unica raccomandazione: niente sacrifici umani.

sabato 1 ottobre 2011

DEFCON 3

Non voglio creare allarmismi, ma penso che gli alieni stiano per arrivare.
Stamattina ho trovato dei cerchi nelle piastrelle dell'ingresso.
Mio figlio giura che non è stato lui, mia moglie, quando li ha visti, è svenuta.
Io li ho sfiorati con la mano e mi si è illuminato l'indice