giovedì 15 settembre 2011

Di caldo, di freddo, di intellligenze e di paranoie

Mi sono detto: “ Ma vuoi che a quest’ora ci sia qualcuno?”
E così, convinto di fare la partenza intelligente, mi precipito all’ipermercato.
Il termometro dell'auto, al sole, segna trentanove gradi.
Mi sembra di stare in un forno, incomincio a sudare copiosamente, ma non mi perdo d'animo.
Già dalla penuria di parcheggi liberi intuisco che forse non sono l’unico intelligente in circolazione, ma che siamo in tantissimi.
Giro, rigiro, controllo i pedoni, sudo sempre più; finalmente trovo un posto, ci metto la macchina e mi avvio verso il centro commerciale, al piano di sopra.
Fuori, al sole, trentasei gradi; dentro, a dir tanto, venti. 
Anzi, probabilmente l’aria gelida è sparata a dieci gradi e arriva intorno ai venti grazie alla presenza dei tantissimi consumatori - ognuno con i suoi trentasette gradi - che mitigano, come tante stufette, il clima polare dell’ipermercato.
Non so dire cos’è peggio, se i rivoli di sudore freddissimo che mi scorrono giù per la schiena o il traffico caotico di carrelli e di persone, tutte di fretta.
Mi sento perso, anzi gelato e perso.
Meglio: gelato, perso e disperato - già, perché oltre ad essere molto intelligente, sono anche leggermente ipocondriaco, e quindi mi  immagino, la sera stessa, ammalato, a letto con febbre, tosse e raffreddore. Mi guardo intorno, cercando un riparo; vedo un negozietto deserto.
Entro e, accolto da un clima ideale, decido di trascorrerci qualche istante.
Davanti a me, un banchetto, un commesso e meravigliose lavapavimenti che aspirano, lavano, disinfettano e profumano qualunque superficie.
Il commesso mi guarda con un’espressione interrogativa negli occhi; probabilmente non ho l'aspetto di un suo cliente tipico. Ormai, però, sono lì e mi ci trovo bene. 
Intanto che aspetto di essere asciutto, mi rendo conto che non posso non dire nulla e far passare il tempo guardando il soffitto, il pavimento, l'arredamento, l'orologio...quindi gli chiedo se sia possibile vedere all'opera una delle  meraviglie tecnologiche in esposizione.
Sempre un po’ sospettoso, senza dire una parola, il venditore incomincia la dimostrazione: rovescia sopra una zona del pavimento, immagino deputata ai test, sfere di acciaio, fagioli, segatura e acqua sporchissima; poi avvia l’aspira-lava-disinfetta-profumatrice.
In un attimo, tutto aspirato, lavato, disinfettato e profumato. Io, però, sono ancora sudato, non posso uscire ed espormi a quel clima ostile; quindi incomincio a tartassarlo di domande, del tipo: “Funziona su ogni pavimento?”, “Dove si butta tutta la schifezza che aspira?”, “Quanto dura il profumo e il detergente incluso?”, “E’ pesante da spostare?”, “ E’ facile da manovrare? Sa, sto pensando di regalarla a una persona anziana”. Dopo circa dieci minuti, di domande e risposte, non sudo più e sono finalmente asciutto, per cui decido di concludere il dibattito-interrogatorio, mi faccio dare un biglietto da visita e, promettendo mie notizie, mi avvio verso l’uscita, fisicamente pronto ad affrontare il gelo.
Proprio sulla porta, il commesso mi saluta e mi dice: “Torni pure quando vuole, prima che le venga la polmonite, là fuori.”
Sorrido, ringrazio di cuore ed esco, sicuro di sopravvivere al clima dell'ipermercato ma, soprattutto, contento di aver trovato qualcuno veramente intelligente.