mercoledì 24 agosto 2011

Come le scatole cinesi

Stanotte ho fatto un sogno. Forse.
Nel sogno mi trovo in montagna e ho appena terminato un’escursione lunga ed impegnativa. Sono  vicino a un bel laghetto di acqua limpida, circondato da prati verdi pieni di fiori. Mi sento stanchissimo, completamente in riserva e così decido di coricarmi - testa appoggiata allo zaino e cappello sugli occhi - e senza volerlo mi  addormento. E sogno. Sono in un bar, luci soffuse, ottima musica in sottofondo. Sto giocando a carte, briscola, con alcuni amici. Ho carte orrende e sto aspettando che qualcuno si distragga per cercare di aiutare la fortuna, barando. “Ecco il momento... ora!” cambio una carta e BAM!! una botta micidiale da parte del giocatore alla mia destra. Cado a terra e “Da che sono coricato, quasi quasi dormo” mi dico. E sogno.
Sono in un ufficio. Il mio solito ufficio ma con colori diversi alle pareti ed affacciato su un bellissimo laghetto alpino. Sono inseguito dal mio superiore che tenta in tutti i modi di consegnarmi un aumento di stipendio ma  io, per qualche motivo, non ne voglio sapere.
Scappa e scappa, arrivo in una stanza e mi chiudo dentro. Cercano di stanarmi con il gas. “Devono volermi proprio bene” penso coricandomi a terra. Intanto il gas soporifero comincia a fare effetto. Mi addormento. E sogno.
Mi trovo in una valle alpina, vicino ad un laghetto, intento a pescare. Di fianco a me c’è un tizio che dorme, mi sembra di conoscerlo. Ha un cappello sugli occhi ed un mazzo di carte appoggiato di fianco.
Mi sveglio. Mi riprendo dalla botta, sacrosanta, ma non ho più voglia di giocare a carte. Saluto e vado a letto. Crollo sul letto sfinito ed ancora vestito. E sogno.
Eccomi in volo sopra Cuzco. Sto guardando i lavori di costruzione dei templi. Gli Incas mi vedono e, scambiandomi per una divinità, prima cercano di abbattermi con arco e frecce, poi, sconsolati, decidono di rappresentarmi in un bassorilievo. Ma l’aereo improvvisamente si blocca, forse qualche freccia è arrivata al bersaglio, il motore non risponde, precipito... 
Apro gli occhi di scatto e vedo una scrivania. Di fianco c'è il mio capoufficio; è riuscito ad entrare e mi ha consegnato l’aumento, oltre ad una medaglia. 
No”, penso, “E' un sogno. Ora mi sveglio”.  Ma non so come fare.  “E adesso?”.
Un sussulto, quasi una scossa. 
Mi trovo seduto sul letto. Guardo intorno a me cercando di riconoscere gli oggetti consueti e reali della mia camera. "E' finito l'incubo? Sono davvero sveglio?” penso con un po' di angoscia.
Mi alzo confuso. 
Apro la porta della camera da letto con cautela, quasi trattenendo il fiato. Temo di trovare, al piano di sotto, gli amici che mi aspettano per finire la partita a carte.