Certe parole hanno una grazia particolare.
Il loro suono mi affascina e, come le sirene di Ulisse, m’incatena. Ogni tanto affiorano nella mia mente e sembra che chiedano di essere usate; allora io le accontento, le uso, ne abuso.
Oggi, ad esempio, è il giorno del “millanto”.
Continuo a ripeterlo, lo declino in tutte le forme, lecite e sbagliate, in tutti i contesti possibili, soprattutto improbabili.
“Non per millantare, ma ....” oppure “Ciao, ma cosa vorresti millantare con quest’atteggiamento?”, “Ehilà, cosa mi millanti oggi?”, “Ma che me stai a millantà?”
Una parola alla quale però sono particolarmente legato è “basito”. Mi piace, ha un bel suono, un gusto speciale.
Appena posso, la uso. “Sono basito!”, “Ha visto? Si è basita anche lei?”; oppure azzardo un “Non so più che dire, basisco e mi adeguo”.
Lo stesso mi capita con certi modi di dire.
Un paio di giorni fa ero rimasto ancorato alla frase “nel mio piccolo”. Ed allora, vai...”Nel mio piccolo, sono le otto e un quarto”, “Tu, nel tuo piccolo, cosa ne pensi?”, “Secondo me è meglio se, nel nostro piccolo, andiamo in macchina”, “Non potete pensarci voi, nel vostro piccolo?”.
E, nel mio piccolo, senza millantare alcunchè, scrivo, sperando di non basire nessuno.