sabato 13 agosto 2011

Parole, parole, parole

Certe parole hanno una grazia particolare.
Il loro suono mi affascina e, come le sirene di Ulisse, m’incatena. Ogni tanto affiorano nella mia mente e sembra che chiedano di essere usate; allora io le accontento, le uso, ne abuso.
Oggi, ad esempio, è il giorno del “millanto”.
Continuo a ripeterlo, lo declino in tutte le forme, lecite e sbagliate, in tutti i contesti possibili, soprattutto  improbabili.
Non per millantare, ma ....” oppure “Ciao,  ma cosa vorresti millantare con quest’atteggiamento?”, “Ehilà, cosa mi millanti oggi?”,  “Ma che me stai a millantà?
Una parola alla quale però sono particolarmente legato è “basito”. Mi piace, ha un bel suono, un gusto speciale.
Appena posso, la uso. “Sono basito!”, “Ha visto? Si è basita anche lei?”; oppure azzardo un  “Non so più che dire, basisco e mi adeguo”.
Lo stesso mi capita con certi modi di dire.
Un paio di giorni fa ero rimasto ancorato alla frase “nel mio piccolo”. Ed allora, vai...”Nel mio piccolo, sono le otto e un quarto”, “Tu, nel tuo piccolo, cosa ne pensi?”, “Secondo me è meglio se, nel nostro piccolo, andiamo in macchina”, “Non potete pensarci voi, nel vostro piccolo?”.
E, nel mio piccolo, senza millantare alcunchè, scrivo, sperando di non basire nessuno.