- usare le parole: ASSENZA - DANNO - GINOCCHIO - PIETRA - SPIRITO - TRONCO;
- NON usare la parola: CHE.
Ecco il mio contributo.
Ah, un'ultima cosa: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".
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La settima repubblica
Si litigava per il posto macchina, per l’ordine dei nomi sul citofono, per il colore dei capelli dei vicini. Il nervosismo, a poco a poco, si estese: dai palazzi alle piazze, da queste ai piazzali fino a interessare tutta l’Italia.
La crisi - la più dura degli ultimi 1.500 anni – non mollava la presa. I politici parlavano, le aziende licenziavano e i militari reprimevano. Intanto la rabbia montava.
Poi, il primo aprile, proprio come uno scherzo, apparve lui: PP.
PP era il comico più in voga del momento. A reti unificate urlò i suoi proclami: ”La risata li seppellirà!”. E ancora: “Basta violenza, ammazziamoli tutti!”.
Fu come una scintilla in un serbatoio zeppo di benzina. Scoppiò una rivoluzione lampo. In due settimane fu cancellata tutta la classe politica. Poi toccò ai top manager. Questi, per salvare la pelle, pensarono a un segnale di distensione: licenziamento in tronco dei membri dei Consigli d’Amministrazione. Ma non servì a nulla. La folla, eliminati quelli al top, passò ai livelli medi e giù giù fino a togliere di mezzo pure i controllori dei tram.
Finirono le lacrime, rimase il sangue. E riapparve PP, sempre a reti unificate.
Da vero istrione, guardò fisso in camera per cinque ore buone. Bellissimo. Poi dichiarò: ”La risata li ha seppelliti.”
L’Italia era affamata, in ginocchio. Ma questo non preoccupava PP. Anche se ridotta allo stremo, l’Italia poteva tirare avanti ancora a lungo. Lui sapeva: bisognava distrarre il popolo, togliere l’angoscia. Quindi: "Abbasso i musi lunghi! Basta tristezza!"
Come prima cosa, PP rimediò all’assenza dei politici accettando l’onere di formare e guidare un governo tecnico-ironico. Nessuno glielo aveva chiesto, ma lui era fatto così. Altruista fino al sacrificio. Purché non suo.
“Rigore ed equità”, la parola d’ordine dei governi passati, sparì. Al suo posto apparve “No ai poveri di spirito!”. Ancora una volta la gente lo appoggiò. Incredibile.
PP chiuse le scuole di management e riaprì quelle di recitazione. Così, ai vertici di ogni azienda furono nominati comici e cabarettisti.
La nuova classe dirigente sfornava show e battute a tutto spiano.
Ridere, ridere. Pagare comunque, ma con il sorriso sulle labbra.
Per finanziare il progetto umanitario “TV e cinema gratis per tutti”, PP decise di triplicare i ticket sanitari. Gli umoristi del governo piazzarono televisioni in ogni locale, cantine comprese.
Radio e TV martellavano con spot del tipo: “Si stava di certo peggio durante la peste”, “Ridere, sempre!”. Pure i giornali e i libri furono invasi da questa euforia. Nel giro di una notte comparve, su ogni muro, lo slogan: “Il danno è fatto, fatti una risata”. I militari - simpatici, per carità - si piazzarono agli angoli delle strade e sui lampioni fiorirono altoparlanti da cui uscivano barzellette a getto continuo.
Come la goccia, senza fretta, scava la pietra, così questo bombardamento di allegria, nel giro di un paio d’anni, cambiò il modo di pensare.
Si rideva di ogni cosa.
I creativi ideavano sit-com sui pensionati in coda alle mense e giochi a premi per proporre hobby ai disoccupati. Perfino reality sui malati, individui inutili però spassosi nelle loro smorfie di sofferenza. Quante risate!
E i ricchi? Ah, quelli erano i più contenti! Con i soldi al sicuro, neanche sfiorati dalla crisi, guardavano e guadagnavano. Pochi, ben nascosti, ridevano a crepapelle e a ragion veduta. Loro potevano permettersi ogni lusso.
Tutti lo sapevano, ovvio! Ma si rideva anche su questo.
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Ecco i link agli altri amici di avventura. (in progress)
- Lillina: Scrivere
- Dario: La Petite Danseuse
- Hombre: Gianni il cinese
- La Carta: Tronco lo spirito della pietra, quale ginocchio conosce assenza di danno?
- La Donna Camèl: Grande pino e terre rosse
- Contributo anonimo: qui
- Altro contributo anonimo: Lo scultore
- Riepilogo