domenica 30 ottobre 2011

Metti una sera al Centro

La Donna Camèl, cara amica di penna, ha organizzato un interessantissimo giochino (qui i dettagli). Sembra che l'unico requisito richiesto sia la padronanza nell'uso della tastiera, per cui raccolgo il guanto e accetto la sfida. Ah, un'ultima cosa: "ogni riferimento a fatti realmente accaduti e/o a persone realmente esistenti è da ritenersi puramente casuale".

Metti una sera al Centro
Fermo in piedi davanti all’ingresso del nuovo Centro Commerciale LDC–LaDolceCasa, MM si gode lo spettacolo delle insegne multicolori e delle fotoelettriche, che proiettano raggi di luce bianca e disegnano cerchi luminosi sulle nubi.
“Bellissimo” pensa,  incamminandosi verso le porte d’entrata automatiche.
All’interno luci, musica, confusione: un ambiente ideale. E poi tanti carrelli! MM ha una passione smodata per i carrelli; se dipendesse da lui, ne prenderebbe sempre due o tre ma non è possibile pilotarli tutti. Lo sa perché ci ha provato: tempo fa,  giù nei parcheggi, aveva  aspettato il momento buono e ne aveva presi cinque, uno dentro l’altro, tutti agganciati. Niente da fare; la struttura, molto rigida, non permetteva alcuna manovra e la fila si era schiantata contro un pilastro, e lì era rimasta.

Nel corridoio centrale, tra un’automobile in esposizione e un totem pubblicitario, K sta seriamente pensando di tornarsene a casa.
Persona riservata, si trova lì più che altro per una sfida con se stesso; lui, che non sopporta le masse, si è calato nel bel mezzo del girone infernale dei consumisti.
“Ancora due minuti e  posso considerarmi vincitore” dice tra sé e sé, resistendo all’impulso delle gambe che vorrebbero correre verso l’uscita, verso l’aria aperta. “Dopo ‘sta sofferenza, dovrò passare come minimo una settimana in un eremo!” pensa.
Mentre fa questa considerazione, K sofferma lo sguardo su una persona che risalta nella folla: immobile, schiena diritta contro la massa vociante, a due passi dalla parete.

”Mi stanno fissando, qualcuno mi guarda!”
J, da sempre attento a ogni invasione della sua privacy, sente un prurito alla nuca e subito riconosce il segnale di allarme.
Toglie gli occhi dall’estintore, che sta osservando da circa venti minuti, si gira e il suo sguardo incrocia quello di K. “Vabbè mi sposto, cercherò un altro estintore. Ma quello sta venendo verso di me... ”
J s’irrigidisce - soltanto un po’ - mentre si prepara a recitare la parte dell’ucraino che non conosce una parola d’italiano.
“Permette” dice K “Forse sbaglio, ma pare che anche lei, come me, abbia poco a che fare con questa baraonda”. Il suo sguardo è limpido, sembra simpatico, per cui J decide di abbozzare un principio di conversazione. “No, si sbaglia, io sono il tecnico incaricato della verifica degli estintori.”
“Il 31 ottobre, alle ventuno e trenta, la notte di Halloween, lei è in giro a verificare gli estintori?” chiede, sorridendo, K.
“Certo, non sa quanti pericoli ci sono, con tutte quelle zucche illuminate?” risponde J, sfoderando il suo sguardo numero sette - quello della massima attendibilità - e indicando una zucca-mongolfiera appesa al soffitto sopra la zona bimbi.

“Sarà pure una zona bimbi, ma a me pare un recinto!” pensa H, mentre si congeda dalla strega-babysitter a cui ha appena lasciato in custodia la figlia. Infila la mano destra nella tasca dei pantaloni, cercando il pacchetto di sigari, con la sinistra prepara l'accendino e intanto scambia un sorriso con un altro genitore, padre di due bambini truccati da vampiri.
Z, il padre dei due “vampiri per una notte”, stringendo fra le dita una sigaretta spenta, con un cenno del capo indica a H l’uscita, in fondo al corridoio centrale: muta richiesta per una fumata in compagnia.

Nel frattempo MM, tutto concentrato nella guida del carrello -  passare solo sulle mattonelle nere, evitare le bianche -  non si avvede dei due fumatori in rotta di collisione con lui. E infatti collidono.
MM alza gli occhi e guarda il primo, quello che sembra il più agguerrito - ma forse è solo il più dolorante.
“Maremma tamponata! Ma che ti piglia? E guardare davanti, ogni tanto?” grida H,  fissando con uno sguardo torvo MM.
“Sembra mio figlio più grande, i piedi per terra e la testa nelle nuvole” gli fa eco l’altro, Z.
Due avversari, due arrabbiati contro uno.
MM, abituato a prendersi ogni colpa, soprattutto quando ce l’ha, si avvicina per scusarsi ma qualcosa, nell’atteggiamento del primo, lo ferma. Sarà lo sguardo truce, quelle gambe leggermente divaricate o la mano destra vicino alla tasca dei pantaloni ... zac! cortocircuito cerebrale. “Mi sta sfidando a duello!” pensa.
MM sposta il carrello, si piazza di fronte ai due e guardandoli dritti negli occhi (MM può guardare dritto negli occhi fino a quattordici persone contemporaneamente): “Amigos, dite a me?” Si slaccia il giubbotto e assume la posa classica da sfida all’O.K. Corral.

J e K, poco distanti, si accorgono dell’insolita situazione e, come figuranti mossi dallo stesso regista, decidono di avvicinarsi.
J pensa: “Hai visto mai che riesco a organizzare un giro di scommesse?”
K invece: “Parrebbe una sfida. I duelli temprano gli uomini. Appropinquiamoci”.
L’atmosfera è tesa, nessuno dei tre arretra di un passo. Tutti sono pronti a non si sa cosa, anche se la posizione delle mani fa immaginare la presenza di almeno sei Colt.
H e Z guardano MM.
J e K, con un centinaio di persone, guardano il trio.
La musica smette e le luci si spengono; tranne un riflettore, che illumina il terzetto di manigoldi, e le candele nelle grandi zucche arancioni che pendono dal soffitto.
Un silenzio irreale riempie il Centro Commerciale: neanche quando è chiuso c’è una tale quiete.
MM, H e Z sanno di essere al centro di un evento, oltre che al centro di un Centro Commerciale.
La tensione è alle stelle, tutti aspettano il rintocco dell’orologio del campanile, ma quale?
D’improvviso K, sprezzante del pericolo, si frappone ai tre e declama: “Nel livido, triste chiarore lunare / svettano bianchi i campanili, /gli alberi si ricoprono d'argento / e sui comignoli volano i vampiri.
Sarà la poesia, sarà che la situazione non presenta via d’uscita, MM, H, Z guardano K e sorridono.
J invece no; per un attimo si era visto ricco e felice, a capo di una società specializzata nel controllo degli estintori.
La folla attorno piano piano si disperde, le luci si riaccendono e la musica riattacca.
I cinque si guardano.
K prende l’iniziativa e si avvia verso la pizzeria sulla destra.
“Venite anche voi?” dice senza voltarsi.
“Pizza?” chiede H.
“Pizza e birra” aggiunge Z.
“Pizza e fichi” gli fa eco J.
“Comunque avrei vinto io: ho due fondine a estrazione facilitata” ci tiene a sottolineare MM, cui piace avere sempre l’ultima parola.
Strana notte quella di Halloween.