Ieri ho guardato alla televisione un episodio della serie JAG.
Uno dei personaggi del telefilm è un militare che, nella puntata in questione, si trova ricoverato in una stanza d'ospedale.
Il soldato sta dormendo; improvvisamente si sveglia, gli viene voglia di alzarsi e scendere dal letto ma, dimenticandosi che gli hanno amputato una gamba, sbaglia la manovra e cade rovinosamente a terra.
La moglie, premurosa, lo aiuta a rialzarsi e a risistemarsi a letto.
Parte un colloquio serrato - e molto umido: piangono entrambi - sul fatto che non hanno mai affrontato il discorso sull’arto mancante.
A un certo punto la consorte, militare pure lei, prende dal comodino una medaglia al valore (immagino consegnata al soldato dopo l’offerta della gamba alla Patria) e decide di appuntargliela sul pigiamone.
L’eroe si rende conto che non è onorevole ricevere la medaglia stando coricati: con mille sforzi, scende dal letto e si mette sull’attenti.
In un crescendo di sguardi intensi, lacrime, emozioni e traballamenti, la moglie lo guarda negli occhi - orgogliosa di avere un simile marito - e gli mette la medaglia, con un sottofondo musicale epico-eroico.
E' stata una scena talmente commovente e coinvolgente che ho pensato: "Adesso gli ricresce la gamba".