martedì 15 novembre 2011

Di nebbie e di dolori

Ci sono giorni che consigliano di raccogliersi intorno a un camino acceso, con i propri cari; oggi, ad esempio: un pomeriggio grigio, nebbioso e freddo.
Mio figlio aveva già finito i compiti e stava giocando, io non sapevo se guardare RealTime o fissare la parete e mia moglie stava impazzendo con un gioco del DS; così ho proposto di andare a trovare la nonna, quella che ha la fortuna di vivere in campagna.
Idea raccolta con entusiasmo, perché “andare dalla nonna” vuol dire, anche, far scorta di caramelle, cioccolatini e panini imbottiti.
Dieci minuti di automobile e siamo arrivati: “Ma guarda che sorpresa!” dice e subito ci fa accomodare in soggiorno, vicino alla stufa a legna - ha ancora il riscaldamento di una volta: stufa che scalda i locali dove si vive e stanze da letto al freddo.
La cara signora è una fonte inesauribile di rapporti sul circondario: “Il tale si è separato, la tal altra è scappata in Brasile, il tizio ha il parrucchino”.
Il suo punto di forza, però, sono i racconti di quello che ha vissuto.
E’ sufficiente una frase che le faccia vibrare, per simpatia, un suo ricordo e via: inizia il viaggio nel tempo.
“Come sta? Le è passata la tosse?”

Mi ha risposto che era appena andata dal medico per vaccinarsi contro l'influenza e poi ...
“Quand’ero giovane non c’erano tutte queste cure e le persone si arrangiavano come potevano. E noi eravamo ancora fortunati!
Il papà del nonno (suo marito -ndr-) mi raccontava che, quand’era ragazzo, c’era stata l’epidemia di spagnola, la Grande Influenza.
E lì, o si guariva o si moriva; gli unici rimedi erano: brodo caldo, pezze fredde sulla fronte, preghiere e riposo.
La famiglia del nonno era contadina e, a quell’epoca, i contadini vivevano nella cascina insieme ai padroni.
Purtroppo l’influenza si portò via l’unica figlia della padrona.
Il dolore le accecò il cuore; vedeva le altre ragazze della cascina, sane e in salute, e provava una rabbia furibonda: “Perché la mia bambina e non loro? Perché? Non è giusto!!!” urlava, tra le lacrime.
La rabbia non si trasformò in rassegnazione; mise radici e le avvelenò il sangue e l’animo.
Vedere le tre bambine, allegre, giocose e soprattutto vive, le ricordava continuamente come sarebbe potuta essere sua figlia.
“Quel vestito starebbe benissimo alla mia bambina; mia figlia sì che era brava a saltare alla corda; lasciate stare quel giocattolo, era della mia piccolina!”
I mesi passavano, la situazione peggiorava e nessuno osava affrontare la padrona.
Alla fine, la famiglia con le tre bambine se n’è dovuta andare: ha traslocato in un’altra cascina”.
Intanto che ascoltavo il racconto, mi tornavano in mente alcune atmosfere del film “L’albero degli zoccoli”: la nebbia, l’aridità di certi cuori, la scena in cui i contadini, cacciati dal padrone, caricano il carro e se ne vanno.