venerdì 4 novembre 2011

La parola ai tempi della blogosfera

Da qualche tempo sto seguendo un’interessante discussione su alcuni blog amici; in primis, e in rigoroso ordine alfabetico, La Linea d'Hombre e Sotto l'elmo di Kisciotte.
L’argomento del dibattere è la comunicazione.
Premessa: non sono un esperto né del ramo né della pianta, però la redazione (???) di questo meraviglioso blog mi ha dato il via libera e quindi pubblico volentieri alcune mie semplici riflessioni (e sottolineo sia “mie” sia “semplici”).
Penso che la scelta tra un modo conciso, lapidario e uno analitico e ampio discenda da quello che si vuole comunicare, oltre che da quello che si è mangiato nelle ore precedenti.
Cosa si vuole fare: informazione? divulgazione? narrazione?
Provo a dettagliare un attimo le tre categorie.


Informazione: in questo caso la sintesi è preferibile, anche se pericolosamente complicata. Infatti, il più delle volte, si confonde sintesi con semplificazione e il risultato è una notizia vuota, inefficace. Faccio un esempio: “La situazione è disperata. Servono misure urgenti per fronteggiare la crisi” è una notizia sintetica, ma inutile. Potrebbe essere stata detta da qualunque personaggio politico. Non dice nulla sulle misure urgenti.
Il risultato di questa notizia qual è? Beh, ovviamente massimo consenso: avanti con le misure urgenti!

Il fatto di sapere se intendono proporre il licenziamento a go-go, oppure un taglio drastico delle spese della politica diventa secondario.
Un buon esempio di informazione sintetica ed efficace è quella fatta da un inviato di una rete americana, qualche tempo fa.
Seduto nelle vicinanze di un cratere in eruzione, il cronista stava descrivendo quello che vedeva. Improvvisamente, a causa d'una recrudescenza dell'attività vulcanica, è scappato, gridando nel microfono: "Qui è pericoloso. Scotta e scoppia tutto!"

Divulgazione: sono utilizzati entrambi i metodi. La sintesi è usata perché la platea di lettori è già selezionata e formata sugli argomenti. Ad esempio, se faccio divulgazione scientifica e voglio raccontare  di una nuova specie di diplodoco, appena scoperta nella mia cantina, non sprecherò certamente pagine per raccontare la teoria dell’evoluzione di Darwin. E questo perché immagino che il pubblico, interessato alla nuova specie - o alla mia cantina - sia già sufficientemente formato su questo (una volta si diceva: “Ha le basi”). Mi dilungherò, e molto, sugli aspetti sconcertanti della mia straordinaria scoperta.

Narrazione: personalmente aborro la telegrafia applicata a questo contesto. (De gustibus...)
A me piace lo scrittore che accompagna il lettore nelle sue storie.
Le parole si fanno guida, musica; quando leggo, mi piace essere rapito dal racconto, “vedere” i personaggi e le azioni, vivere le situazioni insieme con loro. 

Sono cresciuto leggendo i libri di Gabriel García Márquez, grandissimo affabulatore e narratore.

Tutto dipende, quindi, da che cosa si vuol fare, da come si è in grado di farlo e dal gusto personale.
Adesso basta sproloqui; applicando quanto appena scritto al mio piccolo orticello: cosa voglio fare con il mio blog?
Un po’ di tutto? Non lo so? Dipende dai giorni, dalle situazioni?
(“La seconda che hai detto” – grazie Quelo).
Non mi preoccupo. Ci saranno post: telegrafici, sintetici, lunghi, lungherrimi, smodati.
E ben vengano commenti “haiku-like” e “extra-large”.
Questo è il bello del blog (almeno di come lo intendo e lo utilizzo io): la massima libertà espressiva.